Depressione: Fondazione Onda, nel Lazio serve più prevenzione e informazione. Pompili (psichiatra), “fondamentale intervenire su soggetti a rischio”

Un documento per la persa in carico degli oltre 300mila pazienti con depressione nel Lazio. A diffonderlo oggi è Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. Dal documento emerge chiaramente l’importanza nel diffondere iniziative di informazione, sensibilizzazione e screening rivolte in particolare ad anziani, donne ed adolescenti. Il medico di medicina generale è il primo e più importante punto di contatto con i cittadini, decisivo nel riconoscere i segnali di disagio, e conoscendo la peculiarità delle Unità di cure primarie presenti nel Lazio, può offrire per primo, opportunità positive per lo screening e la gestione dei pazienti con depressione. Obiettivo del documento è anche sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla depressione in gravidanza, e promuovere iniziative di educazione, prevenzione e monitoraggio del benessere mentale anche nelle scuole.
A mettere in guardia dallo stigma che tuttora accompagna purtroppo i disturbi mentali è Maurizio Pompili, ordinario di Psichiatria all’Università La Sapienza di Roma e direttore del Centro prevenzione suicidi all’Ospedale Sant’Andrea di Roma: “In passato era un marchio in senso stretto che segnalava un pericolo; oggi si tratta di un marchio invisibile accostato ai disturbi mentali. Questa peculiarità compromette spesso la possibilità di procedere con una prevenzione primaria, a tutti, affinché si conoscano le possibilità di aiuto per i soggetti che sperimentano la sofferenza della depressione. L’intervenire su soggetti a rischio rappresenta un’operazione fondamentale di salute pubblica, la cosiddetta prevenzione secondaria”. Per indirizzarsi ai giovani, avverte, “è necessario avvicinarsi usando il loro linguaggio, le loro modalità di approcciarsi alla vita. Una prevenzione calata dall’alto potrebbe non essere fruibile dalla popolazione giovanile. Usare personaggi a loro cari, i social con spot a tema, e campagne di sensibilizzazione nelle scuole possono essere approcci validi nella popolazione adolescente e giovanile in generale”.

 

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