Osservasalute 2021: dopo pandemia “salute italiani più precaria. Pesano le nuove abitudini adottate durante Covid e crisi assistenza sanitaria”

“Dopo oltre due anni di pandemia, la salute degli italiani appare sempre più precaria: hanno giocato un ruolo chiave nell’indebolirla diversi fattori, da un lato il fatto che ci si è recati meno alle visite di controllo (con un peso elevato soprattutto sulle cronicità) e specialistiche, dall’altro il peggioramento, per molti versi, degli stili di vita degli italiani ‘sopraffatti’ dalla pandemia: per esempio dal 2019 al 2020 si è assistito a un aumento dei consumi a rischio di alcolici pari al +6,5% per i maschi e al +5,6% per le femmine”. È quanto emerge dal XIX Rapporto Osservasalute 2021, presentato oggi e curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni Italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica, presso il campus di Roma. Complici le chiusure e le restrizioni, “è diminuita anche la quota di sportivi regolari. L’emergenza Covid-19 ha avuto un impatto molto forte sulle strutture sanitarie, il rischio del contagio, il rinvio delle attività chirurgiche programmate e di quelle ambulatoriali, la riorganizzazione delle strutture di assistenza e la riallocazione del personale, nonché l’assorbimento pressoché totale delle risorse territoriali nella lotta alla pandemia hanno determinato una riduzione della presa in carico e della continuità assistenziale per i pazienti con patologie acute e croniche, con conseguenze in termini di salute ancora poco conosciute e quantificabili, ma i cui effetti si paleseranno sulla società e sui servizi sanitari probabilmente nei prossimi anni”. Si sono ridotte le visite specialistiche: “Se nel 2019 sono state erogate circa 26 milioni e 600mila prime visite, nel corso del 2020, le prime visite sono diminuite di circa un terzo, ammontando a circa 17 milioni e 700mila. Sempre nel 2019, sono state erogate circa 32 milioni e 700mila visite di controllo. Nel 2020, anche le visite di controllo sono diminuite di circa un terzo, ammontando a circa 22 milioni e 500mila”. E “si sono ridotti gli interventi programmati che sono strategici per la prevenzione e contrastano la mortalità evitabile. Un esempio per tutti, l’intervento di bypass coronarico: nel 2020, un valore pari a 76,6 per 100.000, in diminuzione rispetto al 2019 (100,9 per 100.000)”. Con la pandemia “si sono ridotte anche le coperture vaccinali: nel 2020 nessuna vaccinazione obbligatoria raggiunge il target raccomandato dall’Oms del 95%”.
Anche “il Servizio sanitario nazionale ha subito notevoli contraccolpi: c’è stata una contrazione notevole dei proventi propri delle aziende sanitarie (per esempio ticket e libera professione)”.

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