Sant’Antonio: p. Patton (Custodia Terra Santa), “diventare come lui operatori di pace”

Padre Francesco Patton (Foto Custodia)

“Testimone e annunciatore di pace”: sant’Antonio da Padova, nelle parole del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, che oggi a Gerusalemme ha celebrato la festa del patrono della Custodia di Terra Santa, appartenente alla prima generazione di frati minori, quelli che avevano potuto conoscere di persona san Francesco d’Assisi. Ripercorrendo la vita del santo, padre Patton ne ha ricordato il suo “essere operatore di pace” che “non si mise in gioco solo per riportare pace tra le città di allora o per riscattare nobili prigionieri. Antonio il più delle volte cercò di portare pace soprattutto dentro le città e dentro le famiglie, specialmente nei casi frequenti di violenza domestica in cui i mariti maltrattavano le mogli arrivando fino a quello che oggi si chiama femminicidio. Questi casi si presentavano soprattutto in un contesto di povertà sociale, di educazione inesistente e di scarsa moralità”. Nei suoi Sermoni pasquali Antonio evidenzia il valore della “triplice pace” quella “tra Dio e l’uomo; tra l’angelo e l’uomo, assumendo la natura umana ed elevandola al di sopra dei cori degli angeli; tra uomo e uomo, riunendo in se stesso, pietra angolare, il popolo dei giudei e quello dei gentili (pagani)”. “Antonio – ha spiegato p. Patton – parla di nuovo della triplice pace e spiega che dobbiamo avere: anzitutto la pace del tempo con le persone che ci stanno attorno, in secondo luogo la pace del cuore che ci porta a vivere sereni, in terzo luogo la pace dell’eternità che è quella di una vita in comunione con Dio. Chiediamo allora di saper anche noi diventare operatori di pace. Testimoni di pace nelle situazioni concrete in cui ci troviamo a vivere. E ci vuole più coraggio per essere testimoni di pace in modo attivo che non per assecondare l’istinto brutale della violenza e della vendetta. Chiediamo di essere anche annunciatori di pace. Di quella pace profonda che solo Dio ci può dare”. Ieri sera, sempre a Gerusalemme, il Custode ha celebrato i Primi Vespri della Santissima Trinità, sul cui mistero Antonio ha spesso riflettuto, facendone contemplare il mistero, non partendo “dalla speculazione teologica ma seguendo la via seguita da Gesù nei vangeli. A partire dalla promessa dello Spirito durante l’ultima cena e a partire dal mandato di battezzare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ci propone il mistero del Dio cristiano: un solo Dio in tre persone. È a questo Dio, che è unità e relazione, che noi aderiamo nella fede e nel quale siamo stati battezzati, cioè immersi in modo sacramentale ed esistenziale. Antonio ci guida a scoprire come il Dio uno e trino sia l’origine, la forma e la meta di tutta la creazione e di ognuno di noi”.

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