Papa Francesco: Angelus, “la Trinità ci insegna che non si può stare senza l’altro”

(Foto Vatican Media/SIR)

“Il Dio trino e unico va mostrato con i fatti prima che con le parole”. Lo ha detto il Papa, nell’Angelus di ieri, a cui secondo la gendarmeria vaticana hanno partecipato circa 20mila persone. Amare, ha spiegato Francesco, significa “non solo volere bene e fare del bene, ma prima ancora, alla radice, accogliere, essere aperto agli altri, fare posto agli altri, dare spazio agli altri. Questo significa amare, alla radice”. “Per capirlo meglio, pensiamo ai nomi delle Persone divine, che pronunciamo ogni volta che facciamo il segno della croce”, il riferimento alla solennità della Trinità festeggiata ieri: “In ciascun nome c’è la presenza dell’altro. Il Padre, ad esempio, non sarebbe tale senza il Figlio; così pure il Figlio non può essere pensato da solo, ma sempre come Figlio del Padre. E lo Spirito Santo, a sua volta, è Spirito del Padre e del Figlio”. In breve, “la Trinità ci insegna che non si può mai stare senza l’altro”, ha sintetizzato il Papa: “Non siamo isole, siamo al mondo per vivere a immagine di Dio: aperti, bisognosi degli altri e bisognosi di aiutare gli altri. E allora, poniamoci quest’ultima domanda: nella vita di tutti i giorni sono anch’io un riflesso della Trinità? Il segno di croce che faccio ogni giorno – Padre e Figlio e Spirito Santo –, quel segno di croce che facciamo tutti i giorni, rimane un gesto fine a sé stesso o ispira il mio modo di parlare, di incontrare, di rispondere, di giudicare, di perdonare?”.

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