Ucraina: Squillaci (presidente Federazione comunità terapeutiche), “la pace non si fa con le armi ma con il dialogo”

Il Consiglio direttivo nazionale della Federazione italiana comunità terapeutiche ha fatto ieri il punto “sul servizio che molti Centri federati stanno portando avanti per l’emergenza Ucraina. In tutte le regioni le realtà di accoglienza aderenti alla Fict – afferma in un comunicato il presidente Luciano Squillaci – si stanno adoperando, per come possibile, nel campo dell’ospitalità dei profughi ucraini, del sostegno e della raccolta fondi, intendendo tale attività come un dovere morale ed umano fortemente connesso alla nostra missione istituzionale”. “Attraverso tali percorsi di accoglienza e condivisione si costruisce la pace”, dice Squillaci. Facendo eco alle parole del Papa, dichiara: “l’acquisto di armi e l’invio in Ucraina come soluzione del conflitto non è accettabile in alcun modo. Su questo siamo chiari, come chiaro a nostro avviso è stato il messaggio del Papa. Proprio per tale impegno, e alla luce dei valori fondanti del nostro agire associativo, il Consiglio direttivo intende ribadire con estrema determinazione che la pace può essere costruita solo attraverso percorsi non violenti, o meglio uscire dalla logica della violenza ed imporre la logica dell’uomo”.
“La Fict lancia un appello al Governo italiano e all’Unione europea per intraprendere davvero un percorso e una soluzione pacifica della guerra in Ucraina. Siamo convinti – spiega Squillaci – che non esistono guerre giuste e che la pace non si faccia con le armi ma con il dialogo. Pertanto, rifiutiamo con forza il ricorso alle armi per un disarmo immediato. Manca ancora, e purtroppo, la cultura e un linguaggio di pace”.
“Riteniamo uno scandalo – dichiara il presidente Fict – l’aumento della spesa militare in Italia, paventata dal Governo, oltre che contraria agli stessi principi costituzionali, ed auspichiamo che le somme necessarie vengano invece messe a disposizione proprio per l’accoglienza delle migliaia di persone, non solo ucraine, che arrivano nel nostro Paese in fuga dalla violenza, dalla guerra e da regimi totalitari”.

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