Papa Francesco: “vicinanza con Gesù ci permette di imparare a non scandalizzarci di niente, a difenderci dagli scandali”

“Senza una relazione significativa con il Signore il nostro ministero è destinato a diventare sterile”. Ne è convinto il Papa, che nel discorso di apertura del  Simposio internazionale “Per una teologia fondamentale del sacerdozio”, promosso dal card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e dal Centro di Ricerca e di Antropologia delle Vocazioni, in corso in Aula Paolo VI fino al 19 febbraio, ha affermato che “la vicinanza con Gesù, il contatto con la sua Parola, ci permette di confrontare la nostra vita con la sua e imparare a non scandalizzarci di niente di quanto ci accade, a difenderci dagli scandali”. Come è successo a Gesù, ha fatto notare Francesco, “ci saranno momenti in cui si potrà essere lodati, ma verranno anche ore di ingratitudine, di rifiuto, di dubbio e di solitudine. La vicinanza con Gesù ci invita a non temere alcuna di queste ore: non perché siamo forti, ma perché guardiamo a lui, ci aggrappiamo a lui”. “Questa vicinanza a Dio a volte assume la forma di una lotta”, ha spiegato il Papa: “lottare col Signore soprattutto nei momenti in cui la sua assenza si fa maggiormente sentire nella vita del sacerdote o  nella vita delle persone a lui affidate. Lottare tutta la notte e chiedere la sua benedizione, che sarà fonte di vita per molti”. Poi un’aggiunta a braccio: “Mi diceva un prete che lavora qui in Curia, e che fa un lavoro difficile, che tornava stanco, ma si riposava prima di andare a letto davanti alla Madonna col Rosario in mano: aveva bisogno di quella vicinanza. Si critica tanto la gente della Curia, tante volte è vero, ma io posso dire che qui dentro ci sono dei santi”. “Molte crisi sacerdotali hanno all’origine proprio una scarsa vita di preghiera, una mancata intimità con il Signore, una riduzione della vita spirituale a mera pratica religiosa”, l’analisi di Francesco, che ha fatto notare come “una cosa è la vita spirituale, un’altra cosa è la pratica religiosa”. “Ricordo momenti importanti della mia vita nei quali questa vicinanza al Signore è stata decisiva per sostenermi nei momenti bui”, la testimonianza del Papa: “Senza l’intimità della preghiera, della vita spirituale, della vicinanza concreta a Dio attraverso l’ascolto della Parola, la celebrazione eucaristica, il silenzio dell’adorazione, l’affidamento a Maria, l’accompagnamento saggio di una guida, il sacramento della Riconciliazione, senza queste vicinanze concrete un sacerdote è, per così dire, solo un operaio stanco che non gode dei benefici degli amici del Signore”. “Nell’altra diocesi – ha raccontato ancora a braccio – a me piaceva domandare ai preti: come vai a letto? Non capivano. ‘Sono stanco, prendo un boccone e vado a letto, e vedo la televisione’. ‘E non passi dal Signore?’. Questo è il problema. Aveva pregato il Rosario, il breviario, ma senza l’intimità col Signore. Sono piccoli gesti che rivelano l’atteggiamento di un’anima spirituale”.

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