Diocesi: Lecce, il decimo anniversario della Casa della carità. Mons. Seccia, “è il prologo ed è la costruzione delle fondamenta”

(foto diocesi Lecce/Arturo Caprioli)

“Celebrare i dieci anni, è una storia giorno dopo giorno. Quante persone e quante situazioni sono passate e hanno bussato a quella porta: è passato chi per essere servito, ma anche chi per servire? Sono questi i sentimenti che ci permettono di incarnare il Vangelo, perché tutti ci sforziamo di incarnare come ogni battezzato, di vivere nella quotidianità l’esperienza di farsi carne. Noi mangiamo l’eucarestia. E se è vero che siamo ciò che mangiamo, ecco che la nostra fede ha un’incidenza straordinaria nella nostra vita”. Sono queste le parole di mons. Michele Seccia, arcivescovo di Lecce, che, in occasione dei festeggiamenti per il decimo anniversario di fondazione della Casa della carità di Lecce, ieri ha celebrato la messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Luce in San Matteo a Lecce assieme a mons. Luigi Manca, vicario generale e presidente della Fondazione Casa della carità, mons. Nicola Macculi, direttore della Caritas diocesana, mons. Vincenzo Marinaci, parroco di San Matteo, don Antonio Murrone, don Attilio Mesagne, don Luca Curlante, don Mario De Nunzio e padre Carmine Madalese della Congregazione della missione dei padri vincenziani. “Questi dieci anni sono solo l’inizio della storia, è il prologo ed è la costruzione delle fondamenta che devono reggere ancora la Casa della carità – ha aggiunto il presule -, una realtà, dove ci deve essere sempre più posto per essere accolti, dove trovare un pasto, dove trovare un consiglio o un amico per scambiare una parola e passare del tempo per non sentirsi soli o abbandonati”. La Casa della carità è stata inaugurata il 9 dicembre 2012, grazie all’intuizione del vescovo emerito di Lecce, mons. Domenico D’Ambrosio, e alle monache benedettine del monastero di Lecce che donarono alla diocesi l’immobile che oggi ospita la struttura di accoglienza. “La Casa della Carità è un dono. È una opportunità di crescita evangelica in cui affinare sensibilità, mentalità, stili e cuore. È una provocazione di umanità che stimola all’amore e che deve di continuo spogliarsi dell’indifferenza, della mediocrità, della superficialità per essere testimoni di Gesù”, ha dichiarato Simone Abate, coordinatrice della Casa della carità che ha aggiunto: “A noi importa il sorriso dei poveri, la riuscita dei loro sogni, le interazioni d’amore, la sensibilità della gente e il lavoro immenso degli amici volontari, le intuizioni e la fatica dei professionisti. Come lei ci insegna, a noi importa tirare dritto in Gesù, credere in questa opera di Dio e sempre nel cuore e nelle orecchie le sue parole: Uaglio’ andate avanti!”.

(foto diocesi Lecce/Arturo Caprioli)

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