Terra Santa: prosegue lento il ritorno dei pellegrini. P. Caputo (monte Nebo), “nelle ultime settimane gruppi numerosi”

Prosegue lento ma costante il ritorno dei pellegrini nei santuari della Terra Santa. A confermarlo al sito della Custodia di Terra Santa è padre Raffaele Caputo, superiore del convento francescano sul monte Nebo, dove lo scorso 4 settembre, festa di san Mosè, legislatore e profeta, è stata celebrata una messa presieduta da mons. Mauro Lalli, incaricato d’affari della nunziatura apostolica in Giordania. Rispetto al primo anno di pandemia, il francescano di Terra Santa rileva una situazione in lieve miglioramento, in quanto ad oggi piccoli gruppi di pellegrini riescono a raggiungere il santuario. “Tre mesi fa, a maggio, un gruppo di polacchi ha celebrato una messa nel santuario per la prima volta dall’inizio della pandemia. Abbiamo avuto nelle ultime settimane anche tre gruppi dalla Nigeria molto numerosi. Soprattutto il venerdì e sabato arrivano qui, spesso, alcuni curiosi locali, che vogliono scoprire il nostro santuario. Accogliamo anche a volte piccoli gruppi internazionali che lavorano per delegazioni diplomatiche o organizzazioni di cooperazione internazionale in Giordania, che si recano sul monte Nebo come un luogo di ristoro, in quanto isolato dalla città”. Da quando la pandemia di Coronavirus ha impedito ai pellegrini di viaggiare con facilità, padre Caputo si dedica alla preparazione di marmellate e liquori fatti a mano. La sua, dice, è una vita di preghiera e di lavoro manuale, più semplice e francescana, che condivide anche un altro frate della Custodia di Terra Santa in servizio al Memoriale di Mosè sul monte Nebo. Il luogo dove si trova oggi il santuario, a otto  km  a  nord-ovest  di Madaba, era già noto agli abitanti della regione, ma solo nel 1932 i Francescani riuscirono ad acquistarlo. Nel 1933, iniziarono gli scavi archeologici e studiati i resti dagli studiosi dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, che scoprirono i resti di una basilica ricca di mosaici, menzionati già nel IV secolo dalla pellegrina Egeria. I francescani hanno costituito nel tempo un museo che raccoglie i reperti trovati in questo Luogo santo e hanno finanziato i restauri della basilica, che racchiude il Memoriale di Mosè, conclusi nel 2016. La situazione dovrebbe migliorare a partire dal 19 settembre, data scelta dal Ministero del Turismo israeliano per riprendere il suo programma turistico pilota, consentendo così a gruppi turistici organizzati di 5-30 turisti provenienti dai Paesi appartenenti alle fasce “verde, gialla e arancione” di visitare il Paese.

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