Diocesi: Grosseto, giovedì si presenta il video-racconto artistico e spirituale curato dal vescovo sul ciclo pittorico dei fratelli Nasini, nella cappella di sant’Antonio

Grosseto ha un “tesoro” dentro le mura che poco conosce: è il ciclo pittorico dei fratelli Nasini, nella cappella di sant’Antonio, all’interno della chiesa di San Francesco. “Si tratta di un unicum: è, infatti, l’unico ciclo pittorico ancora esistente a Grosseto – spiega una nota della diocesi -. Racconta, sulle volte e nelle pareti laterali, episodi centrali della vita del santo di Padova, dottore della Chiesa, uno dei più grandi evangelizzatori del Medioevo”. Di questi dipinti, risalenti al XVII secolo, il vescovo di Grosseto, mons. Rodolfo Cetoloni, ne ha offerto una lettura storico-artistica e spirituale, che è diventata un progetto video, che sarà presentato per la prima volta giovedì 10 giugno, alle ore 21, nella chiesa di San Francesco. L’iniziativa si inserisce nelle proposte che la parrocchia del centro storico sta offrendo in preparazione alla festa di Sant’Antonio.
Il video è frutto di un lavoro di équipe. Le riprese e il montaggio sono stati curati, a titolo volontario, da Videografica 01 di Michele e Bruno Ruffaldi Santori; le musiche all’organo sono state eseguite da Alessandro Mersi, componente dell’Ufficio liturgico diocesano e organista della corale Puccini; a dare la voce alle meditazioni del vescovo è, infine, Fabio Cicaloni, insegnante e attore.
“Fui meravigliato anch’io la prima volta che vidi questa cappella così ricca – commenta il vescovo – pensando anche al grosso impegno che deve esser stato, nel XVII secolo, per Grosseto, città all’epoca molto piccola, per i frati francescani e per la gente. I pittori Nasini, di Castel del Piano, furono pagati, infatti, da una associazione legata al convento di San Francesco, alla cui guida c’era una donna. Tanti elementi che mi hanno interrogato, così come mi ha interrogato la scelta di rappresentare alcune scene della vita di Antonio di Padova. Cosa volevano comunicare i frati alla città nel presentare quest’uomo santo e nello scegliere determinati episodi? Si narra di Antonio che si prende cura dei malati, si parla di usura, di giustizia, di preghiera contemplativa: se i frati, attraverso l’arte, predicavano queste cose è perché probabilmente ne vedevano la necessità. Mi ha poi colpito che la parete di fondo della cappella vede raffigurata la scena di Antonio che a Rimini predica ai pesci, dopo che la città lo aveva rifiutato: i grossetani, che avevano il mare vicino, venivano richiamati ad un ascolto sincero, profondo del Vangelo”. Insomma, conclude il presule, “tanti elementi che mi hanno indotto, nei mesi duri della pandemia, a mettermi davanti a questo ciclo, a osservarlo, a pregarci e a restituire, con semplicità, ciò che la contemplazione mi ha suscitato”.

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