Rns: 43ª Convocazione nazionale. Martinez, “siamo mandati gli uni agli altri affinché cada il velo del non-amore”

“Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro (2Tim 1,7-8a)”. Si è incentrata su questo tema la predicazione tenuta da Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito, nella quarta e ultima sessione che, ieri, ha chiuso la 43ª Convocazione nazionale svoltasi nel giardino della sede di Roma. “Siamo giunti qui dopo lunga preparazione per fare una vera ‘cardiognosi’, cioè la conoscenza del nostro cuore, secondo la Parola di Ezechiele che ci ha guidato in queste due giornate. Perché ci siamo soffermati su questo versetto che parla di cuore e, dunque, di amore? Perché la domanda che dobbiamo porci tutti è: sto davvero amando da effusionato con l’amore di Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?”, ha domandato Martinez ai fratelli e alle sorelle dei 1.700 Cenacoli, Gruppi e Comunità collegati via web. Quindi, entrando ancora più nel vivo della relazione: “Sant’Agostino, nelle ‘Confessioni’, ci ricorda che ‘l’amore di Dio ci è stato versato in cuore per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu donato. Attraverso lo Spirito noi vediamo che ogni cosa che in qualche misura è, è buona: perché deriva l’essere da lui, che non è in qualche misura, ma è assolutamente’. La questione, ora, è se noi siamo realmente capaci di tradurre questo amore nella nostra quotidianità. Stasera accogliamo la nuova missione dello Spirito Santo che viene, opera e dimora, consapevoli che l’amore di Dio non si esaurisce. Abbiamo ricevuto il cuore di Dio, anche a noi è chiesto che questo amore permanga perché lo Spirito viene, e deve permanere”. “Ma in che modo, epidermicamente? Mentalmente?”, ha chiesto ancora il presidente del Rinnovamento, spiegando che “per piegare nuovamente le ginocchia dobbiamo far sì che questo amore torni in tutta la sua potenza. Lo Spirito nel venire compie tre azioni operanti: la novità, ossia fa un cuore nuovo; accasarsi, con intimità e creandosi spazio; obbediente alle promesse di Gesù, esce dalla terra verso il cielo, passando per la storia. Potremmo sintetizzare con questi termini: se leggi nuovo, intendi Spirito, se leggi cuore intendi amore e se intendi amore intendi Effusione del Padre, del Figlio e dello Spirito stesso”. Precisando ancora meglio e contestualizzando la preghiera del pomeriggio (svoltasi durante la messa), Martinez ha sottolineato che “noi riceviamo infusione perché possiamo essere in regime di effusione, con un amore che deve espandersi. Proprio perché riceviamo il cuore di Dio, il nostro dovrebbe essere risanato dallo Spirito Santo: ma è davvero così? San Paolo, a tal proposito, ci suggerirebbe la Lettera scritta ai Galati. Oggi per noi è il tempo della decisione e il Signore guarda il cuore, lo ha preparato da sempre: pensiamo al cuore di Maria, di Mosè, di Davide, degli ultimi e dei piccoli. E quando Gesù guarda questi cuori e se ne innamora, dando il Suo cuore, ecco che la storia cambia”. Di seguito, citando altri riferimenti biblici per “risvegliare lo Spirito in noi secondo una vita nuova” sono stati enunciati “cinque verbi” emblematici per il cammino cristiano e che “ogni carismatico dovrebbe rammentare: l’intimità dell’amore è: pregare; la fatica dell’amore è credere; il successo dell’amore è perdonare; la sfida dell’amore è servire; la comunicazione dell’amore è vivere”. A tutti, poi, una consegna mirata, con la consapevolezza che “il movimento dello Spirito è sempre risolutivo”: “Abbiamo adesso una parresia da testimoniare a chiunque incontriamo – ha aggiunto il presidente del RnS –, e siamo mandati gli uni agli altri affinché cada il velo del non-amore, accettando uno Spirito e un cuore nuovi. Interroghiamoci dunque sulla natura del nostro amore per Dio e tra noi, ma non preoccupiamoci troppo se la pandemia ci ha fisicamente e comunitariamente allontanati: nell’unità dell’amore, l’Effusione ricevuta tornerà ad interpellare il nostro cuore. Impegniamoci a non correre il rischio di nutrire un amore senza effetti, perché solo così possiamo veramente rinascere”. Dopo la meditazione e l’atto di affidamento alla Vergine dalle mani alzate, il momento spiritualmente più atteso: la preghiera di Effusione, vissuta in presenza, presso la casa di via degli Olmi, e nelle singole realtà locali, con il massimo rispetto delle normative anti Covid-19. La Convocazione si è infine conclusa con un tempo di festa con canti e danze, nel segno di una auspicata “rinascita” dopo i mesi bui della pandemia.

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