Colombia: dopo il “venerdì nero” di Cali, con 13 morti, l’Onu chiede “investigazioni rapide anche per i funzionari dello Stato”. Appello alla riconciliazione dall’arcivescovo di Bogotá

(Foto ANSA/SIR)

Mentre il Papa rivolge un ulteriore appello, il terzo in poche settimane, a pregare per la Colombia, il Paese sudamericano si ritrova scosso dopo il venerdì “nero” che solo a Cali ha provocato la morte di 13 giovani, con un’altra persona in fin di vita. Si è trattato dalla giornata più pesante dall’inizio delle proteste, poco più di un mese fa. Ma anche nell’ultima notte, nei quartieri della capitale, sono proseguiti momenti di repressione violenta e a Cali la Commissione Giustizia e pace chiede di conoscere l’identità e la situazione delle 400 persone che sono state rinchiuse in un centro di detenzione.

https://twitter.com/Justiciaypazcol/status/1399218330125451267

Mentre il presidente Duque invia l’Esercito in sette dipartimenti del Paese e li ministro della Giustizia, Wilson Ruiz, afferma in tivù che i morti sono dovuti a violenze di quartiere e non alla repressione delle forze speciali, le organizzazioni internazionali esprimono, invece, tutta la loro preoccupazione. In particolare, l’Alto Commissario per i Diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, ha espresso la sua “profonda preoccupazione per quanto accaduto a Cali”, per le vittime, i 98 feriti, 54 dei quali per colpi d’arma da fuoco. È essenziale – ha detto Bachelet – che tutte le persone che presumibilmente hanno causato ferite o morte, compresi i funzionari dello Stato, siano soggetti a investigazioni rapide, effettive, indipendenti, imparziali e trasparenti, e che i responsabili rispondano dei loro atti di fronte alla legge”. Al tempo stesso l’Alto Commissario Onu ha fatto appello a porre fine ai vandalismi e a proseguire con il dialogo.

https://twitter.com/ONUHumanRights/status/1398979385395453953

Ieri, durante l’omelia per la solennità della Santissima Trinità, si è soffermato sulla situazione del Paese anche il primate della Colombia, mons. José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá. “Torniamo a incontrarci, ad ascoltarci, a dialogare nella verità”, ha detto il presule, che ha poi proseguito: “L’odio viscerale ci distrugge, ferisce le famiglie, le riempie di lutto e tristezza, distrugge i rapporti tra i cittadini e mette angoscia e paura nel cuore di ciò che può accadere in città, nelle campagne e nelle regioni. Oggi chiedo che il Signore rinnovi in ​​tutti i colombiani quell’amore misericordioso e possiamo costruire una cultura della misericordia!”. Mons Rueda ha convocato nell’arcidiocesi un triduo eucaristico per la pace e la riconciliazione nei giorni che presiedono la solennità del Corpus Domini.

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