Myanmar: card. Bo (Yangon), preoccupazione per la situazione dei rifugiati in Mindat (Chin) e Loikaw (Kayah). “Il vero potere è l’Amore. Non la dominazione”

Ieri, nella solennità della Santissima Trinità, in tutte le cattedrali e parrocchie del Myanmar si è levata una speciale preghiera per la pace in Myanmar. A lanciare l’iniziativa è stato il card. Charles Bo, presidente dei vescovi birmani, che dalla cattedrale di Yangon ha lanciato l’ennesimo grido di dolore: “Negli ultimi quattro mesi, questa nazione ha subito enormi sofferenze. Anche ora le persone di Mindat (nello Stato del Chin, n.d.r.) e Loikaw (nello Stato del Kayah, n.d.r.) sono ammucchiate nella giungla dopo che la violenza li ha costretti a fuggire. In migliaia sono sfollati feriti e affamati. Di fronte alle sofferenze e alle lacrime del nostro popolo, quale può essere il messaggio della Santissima Trinità? La Trinità insegna un grande concetto: il vero potere è l’Amore. Non la dominazione. Le tre Persone della Trinità operano in maniera diversa e la loro relazione è circolare, mossa totalmente dall’amore, non dal potere”. L’arcivescovo ha però voluto lanciare anche un messaggio di speranza. “Sono momenti bui”, ha detto. “Nei momenti bui della storia, la Trinità è intervenuta direttamente nell’umanità. Il Dio d’Israele chiamò Mosè a liberare il suo popolo dalla schiavitù soffocante in Egitto. Dio è il Liberatore delle vittime dell’oppressione. Dio opera attraverso di noi. Come ci ha esortato il Papa: proprio quando sembra che il male vinca, dobbiamo mantenere la fede e l’unità e rispondere alle vittime del male. Sì, quando il male ci minaccia, la nostra risposta non è il silenzio, non è il ritiro nella nostra salvezza. Gesù dice ai suoi discepoli: Andate. Sì, dobbiamo andare laddove la violenza ha spezzato le famiglie in questo paese, laddove la violenza ha versato sangue e ha costretto migliaia di persone a fuggire nelle giungle”. È un vero e proprio mandato ad agire in nome del Vangelo. Anche oggi, ha detto il cardinale, i cristiani sono chiamati a “rimuovere le catene dei prigionieri incatenati ingiustamente”, a condividere “il cibo con tutti coloro che hanno fame” e “la casa con i poveri e i senzatetto”. “Questo porterà guarigione alla nazione”. La Chiesa del Myanmar non è sola. Ieri, si sono levate preghiere per il Paese nelle Filippine e parole di vicinanza e solidarietà sono state espresse in un videomessaggio da padre Bruno Cosme, amministratore apostolico della prefettura di Kompong Cham e vice presidente della Conferenza episcopale di Cambogia e Laos. “Siamo grati per il loro grande gesto di prossimità attraverso la preghiera”, ha detto Bo.

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