Regno Unito: pandemia e solidarietà, due ricerche dimostrano che fare volontariato fa bene alla salute mentale

La pandemia ha migliorato la salute mentale e il benessere di centinaia di migliaia di volontari britannici che si sono dati da fare distribuendo cibo e medicine o aiutando al telefono chi era isolato. Un capitale sociale che sarà una delle eredità più positive di questa crisi sanitaria. A confermarlo sono due studi, il primo del servizio sanitario britannico e il secondo della “London School of Economics”. Secondo statistiche appena pubblicate dalla sanità pubblica 436mila cittadini, nel Regno Unito, hanno risposto all’appello, lanciato all’inizio della pandemia, un anno fa, dal programma per il volontariato “Nhs Volunteer Responders”. I compiti completati sono stati 1,9 milioni: dalle chiamate a chi si sentiva solo ai turni nelle banche del cibo e nei centri di vaccinazione. L’effetto positivo sulla qualità di vita dei volontari è stato straordinario come ha confermato la ricerca della “London School of Economics”, condotta tra 9mila volontari del programma, secondo la quale aiutare gli altri dà una sensazione di grande benessere. “L’Nhs Volunteer Responders rappresenta la mobilitazione sociale più importante, nel Regno Unito, dalla fine della seconda guerra mondiale e ci ha dimostrato come ci faccia sentire bene aiutare gli altri”, ha commentato Paul Dolan, un “esperto della felicità” che dirige l’istituto “Centre for Economic Performance” della “London School of Economics” dove è stato condotto lo studio. “Dovremmo imparare questa lezione e usare questo modello per avviare un sistema di volontariato su scala nazionale”.

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