Colombia: protesta popolare e repressione. Mons. Monsalve (Cali) al Sir, “comunità internazionale getti il suo sguardo sul Paese”

(Foto ANSA/SIR)

La protesta sociale di questi giorni in Colombia, in molti casi violentemente repressa, è figlia anche di situazioni che vanno oltre la proposta di riforma tributaria. Ne è convinto l’arcivescovo di Cali, mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía. Essa è anche legata al più ampio e tema dell’accordo di pace tra Governo e Farc che secondo il presule, intervistato dal Sir, è stato in pratica “rigettato” dal Governo colombiano, soprattutto nelle parti in cui venivano richieste ampie riforme, a cominciare da quella agraria, dall’eradicazione volontaria delle coltivazioni illecite, dalle varie forme di giustizia transizionale. “Invece – prosegue mons. Monsalve –, si assiste alla vendetta, con 270 firmatari degli accordi che finora sono stati uccisi, oltre alla strage quotidiana di leader sociali. Per questo, dico che la Comunità internazionale deve gettare uno sguardo sulla Colombia, con una presenza che possa riportare la calma e favorisca l’implementazione degli accordi di pace, la ricerca di nuove soluzioni. La Chiesa colombiana è disponibile alla mediazione, all’azione umanitaria, ma anche a portare le proprie proposte”.
L’arcivescovo di Cali si riferisce agli interventi dell’episcopato, anche di questi giorni. Venerdì scorso si è svolto un incontro tra la Conferenza episcopale e i leader nazionali che hanno promosso lo sciopero. La Chiesa, come il Comitato nazionale, riconosce in una nota la situazione di crisi sociale ed economica che sta attraversando il Paese e, pertanto, ritiene che “in questo momento critico il dovere sia di ripensare il futuro della nostra nazione, e intraprendere insieme il compito di portare avanti un progetto comune per il Paese. È un compito complesso che richiede onestà e coerenza nel dialogo e nelle azioni”.
I rappresentanti dell’episcopato colombiano si sono impegnati a “continuare a dare il loro contributo per far avanzare il dialogo delle forze vive del Paese, e, senza dare adito a dubbi, contribuire alla costruzione di una società colombiana più giusta, solidale e pacifica”.

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