Assemblea Cei: mons. Castellucci e mons. Baturi, “dopo la pandemia occorre rigenerare le relazioni e spingere perché non sia più come prima”

“Occorre rigenerare le relazioni: non solo una generica speranza, perché rischierebbe di essere un’illusione, dato che il panorama attuale dimostra che la pandemia non è solo un’emergenza sanitaria, ma un’emergenza educativa, sociale ed economica che continuerà a far sentire i suoi effetti”. È lo scenario post-Covid-19, delineato da mons. Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e neoeletto vicepresidente della Cei per il Nord, rispondendo alle domande dei giornalisti durante la seconda conferenza stampa dell’Assemblea della Cei, in corso a Roma fino a domani. “Non bisogna tanto dare generiche speranze, ma una rigenerazione, cioè una nuova nascita – ha spiegato il vescovo – perché con la pandemia qualcosa è morto. Non solo le persone, ma una consapevolezza di sé troppo ottimistica, fondata sull’efficientismo e sulle conoscenze tecnologiche. Ci siamo accorti che siamo vulnerabili, e c’è un grande desiderio di ricreare dei rapporti. Qualcuno sarà tanto ammaccato da non voler uscire di casa, ma se gli diamo la possibilità tornerà la voglia di uscire e di recuperare la vita sociale”. “Con la pandemia – ha osservato mons. Giuseppe Baturi, vescovo di Cagliari e vicepresidente della Cei per il Sud – il lutto, il dolore, la malattia sono diventati il tema politico per eccellenza: ci siamo posti di nuovo il tema dell’uomo e del suo destino. Siamo inevitabilmente soggetti all’imprevisto. Viene in mente quella scritta sugli scatoloni: ‘fragile, maneggiare con cura’. E la cura significa guardare la persona con attenzione, rispetto, affetto, senza far finta di non vedere. Sarà difficile un ritorno al passato le cui iniquità sono esplose: l’incidenza della pandemia non è stata uguale per tutti”.

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