Tribunale vaticano: oggi udienza per un furto ai magazzini del Governatorato, la prossima il 23 giugno

Oggi nel Tribunale vaticano si è svolta una breve udienza – circa un quarto d’ora in tutto – ai danni di una persona accusata di aver rubato tre capi di abbigliamento dai magazzini del Governatorato. L’udienza – ha riferito il giornalista ammesso in aula – è iniziata alle 10.43. Era presente il presidente del Tribunale Giuseppe Pignatone, il promotore di Giustizia applicato Gianluca Perone, il promotore di Giustizia Alessandro Diddi e Angelo Coccia, avvocato difensore dell’imputato, accusato di aver rubato capi di abbigliamento dai magazzini del governatorato, “occultandoli su di sé”, con l’aggravante che questi capi di abbigliamento erano destinati ad essere esposti o venduti. Il reato è avvenuto due volte, ad ottobre e a novembre, ed è configurato dall’articolo 402-403 comma 1 articolo otto del Codice di procedura penale. Nel primo furto, è stato rubato un capo di abbigliamento. Nel secondo furto, ne sono stati rubati due. I furti sono stati confessati dall’imputato – per il quale l’avvocato difensore ha chiesto una perizia psichiatrica sulla base di una perizia già effettuata  – il 12 novembre scorso. Coccia ha contestato il fatto che i furti siano avvenuti in una situazione psicologica particolare, perché niente potrebbe giustificare logicamente il furto. L’avvocato ha spiegato infatti che l’imputato è dirigente medico presso l’Ospedale San Camillo, ha un reddito di circa 100mila euro, mentre la moglie è dirigente medico dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. La situazione familiare, ha quindi dichiarato il difensore, “fa sorgere dubbi sulla situazione” in  cui sono avvenuti furti, perché “non c’è logica, a meno che non ci siano stati condizionamenti dovuti allo stress che abbia diminuito la capacità di intendere e di volere dell’imputato”. In particolare, l’avvocato ha spiegato che quando è avvenuto uno dei furti il dottore veniva da un turno di guardia presso il Reparto di Terapia intensiva del San Camillo. La perizia effettuata avrebbe confermato un quadro critico che dimostrerebbe che “l’attività è stata posta in essere senza intenzionalità o capacità di comprensione”. Per questo l’avvocato ha chiesto “la non imputabilità” dell’accusato e domandato la nomina di un perito e di un perito di parte. Il promotore di Giustizia applicato Perone si è opposto alla richiesta sia perché “non risulta una situazione di disagio” sia perché c’è una “intrinseca opinabilità” della perizia. Il promotore Diddi ha ulteriormente spiegato che secondo il codice (articolo 46 -47) l’infermità mentale riguarda una condizione stabile e non una infermità dovuta da stress e che non si può definire con certezza a quanto stress fosse stato sottoposto l’imputato quando ha commesso il furto e quanto questo stress avesse influito sulle sue capacità di intendere e di volere. Coccia ha replicato che l’articolo 46 parla di infermità di mente, e non di infermità mentale, e ha ribadito la sua richiesta di perizia. Il presidente del Tribunale Pignatone ha concluso che la corte si riserva di decidere sia sull’eventuale perizia sia sull’ammissione di eventuali testi nella prossima udienza, fissata al 23 giugno. L’udienza di oggi si è conclusa alle 10.55.

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