Pasqua: mons. Pizziol (Vicenza), “abitare questo ‘tempo di mezzo’ con pazienza e con speranza”

“Seguendo Gesù risorto, abbiamo la possibilità di attraversare gli attuali tempi bui senza cadere nella disperazione della solitudine, ma percependo, invece, una Presenza amica”. Lo afferma mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua.
La riflessione del presule si sofferma sull’“intreccio di buio e di luce” della liturgia della veglia pasquale con l’accensione del cero. “Ciascuno di noi – osserva – può fare proprie le parole del salmista: ‘Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me’ (Sal 24,4)”. “L’esito di questa notte – spiega il vescovo – non è l’abbandono, ma una presenza amica, che si palesa come un dono improvviso quando ormai ci si sentiva perduti. Come un lampo di luce nella notte più buia. Probabilmente è questo uno dei doni che il Signore ha in serbo per noi in questo periodo travagliato”.
“Quando attraversiamo momenti di buio, il desiderio impellente è quello di uscirne al più presto, per ritornare alla luce del giorno. Nei frangenti della fatica e del dubbio, vorremmo in breve tempo avere tutto chiaro”, prosegue mons. Pizziol, ammonendo: “Mi sembra che in questi tempi noi cristiani siamo invitati ad abitare precisamente questo ‘tempo di mezzo’ dell’alba pasquale con pazienza e con speranza. La soluzione a tutti i nostri quesiti e a tutti i nostri desideri di ripresa ancora non si dà in forma esplicita, ma ne intuiamo il germogliare”. Ed invita ad assumere uno stile “aurorale” nella vita quotidiana: “Nei nostri rapporti, nei progetti e nelle nostre attività”. Come? “Accettando serenamente che non tutto è a immediata disposizione, non tutto è chiaro, non tutto è risolvibile”, l’indicazione del vescovo, secondo cui “dovremmo evitare le prese di posizione inappellabili, le dichiarazioni ultimative e i giudizi tranchant, aprendoci ad un atteggiamento umile, discreto, capace di formulare parole solo incipienti e progetti elaborati ancora in forma embrionale”.
“Se decidiamo di abitare l’aurora, con i suoi chiaroscuri, allora – conclude il vescovo – sì, ‘anche la notte del dolore si aprirà alla luce pasquale di Gesù crocifisso e risorto’ (cf. Prefazio comune VIII) e pure il frangente più oscuro e triste diverrà una ‘notte veramente beata’ (O vere beata nox, Preconio pasquale). La risurrezione di Gesù è la più grande risorsa cui ogni credente può attingere, perché dischiude nel difficile momento attuale la dimensione lieta del compimento finale: ‘La vostra tristezza si cambierà in gioia’ (Gv 16,20)”.

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