Papa Francesco: messa del Crisma, “Croce di Cristo sconfigge il male, ci libera dal maligno”. “Noi non ci scandalizziamo”

(Foto Vatican Media/SIR)

“C’è Croce nell’annuncio del Vangelo, è vero, ma è una Croce che salva”. Lo ha garantito il Papa, nella parte finale dell’omelia della Messa del Crisma, celebrata nella basilica di San Pietro. “Pacificata con il Sangue di Gesù, è una Croce con la forza della vittoria di Cristo che sconfigge il male, che ci libera dal Maligno”, ha proseguito Francesco: “Abbracciarla con Gesù e come Lui, già da prima di andare a predicare, ci permette di discernere e respingere il veleno dello scandalo con cui il demonio cercherà di avvelenarci quando inaspettatamente sopraggiungerà una croce nella nostra vita”. “Noi però non siamo di quelli che cedono”,  è il consiglio che ci dà l’autore della Lettera agli Ebrei: “Noi non ci scandalizziamo, perché non si è scandalizzato Gesù vedendo che il suo lieto annuncio di salvezza ai poveri non risuonava puro, ma in mezzo alle urla e alle minacce di quelli che non volevano udire la sua Parola. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù dovendo guarire malati e liberare prigionieri in mezzo alle discussioni e alle controversie moralistiche, legalistiche, clericali che suscitava ogni volta che faceva il bene. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù dovendo dare la vista ai ciechi in mezzo a gente che chiudeva gli occhi per non vedere o guardava dall’altra parte. Noi non ci scandalizziamo perché non si è scandalizzato Gesù del fatto che la sua predicazione dell’anno di grazia del Signore – un anno che è la storia intera – abbia provocato uno scandalo pubblico in ciò che oggi occuperebbe appena la terza pagina di un giornale di provincia. E non ci scandalizziamo perché l’annuncio del Vangelo non riceve la sua efficacia dalle nostre parole eloquenti, ma dalla forza della Croce. Dal modo in cui abbracciamo la Croce annunciando il Vangelo – con le opere e, se necessario, con le parole – si manifestano due cose: che le sofferenze procurateci dal Vangelo non sono nostre, ma le sofferenze di Cristo in noi e che non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore e noi siamo servitori a causa di Gesù”.

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