Pasqua: mons. Gervasoni (Vigevano), “la fragilità non deve spegnere la speranza”

“I vecchi hanno imparato che la regola vera della salute è quella di abituarsi alle proprie cronicità per imparare a vivere bene i rapporti, il lavoro e la pace con se stessi, superando i dolori e le difficoltà, per cercare comunque ciò che riempie il cuore. La fragilità non deve spegnere la speranza e non deve togliere il vigore della vita, fino a quando bisognerà combattere ormai solo contro il male”. Lo ha scritto il vescovo di Vigevano, mons. Maurizio Gervasoni, nel messaggio alla diocesi per la Pasqua. “È la seconda Pasqua di pandemia che ci troviamo a vivere”, osserva il presule, aggiungendo che “avremmo voluto ripartire, ma ci troviamo ancora a dover combattere nell’incertezza e con tanta rabbia”. “È – spiega mons. Gervasoni – come quando vai a letto la sera un po’ indolenzito e con dolori vari qua e là. Pensi che una buona dormita metterà a posto tutto. Domattina andrà tutto meglio. Invece capita che la mattina dopo i dolori ci sono ancora, la notte non è stata granché e sei incattivito nel cominciare una nuova giornata”.
“La Pasqua ci mostra Gesù che va a Gerusalemme incontro alla passione e alla morte”, prosegue il vescovo: “La sua preoccupazione è stata di fare bene tutto fino in fondo, per dare ai suoi una speranza che non temesse sconfitte mai”. “L’amore di Gesù per gli uomini – sottolinea – coincideva con l’obbedienza al Padre fino alla morte, in un atteggiamento di amore grande e di più grande perdono. E così Gesù ha fatto e per noi questo amore è rivelato come amore di Dio stesso”. “Guardando alla croce di Gesù morto e sospeso tra cielo e terra ci è dato di contemplare questo amore capace di accompagnarci con speranza e coraggio in ogni momento della vita nostra e degli altri”, la convinzione del vescovo, che ammonisce: “L’importante è volersi bene con un amore così. Questo riempie il cuore sempre e comunque. Questa deve diventare la vera gioia”.

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