Assegno unico: neonatologi e pediatri, “primo passo per contrastare denatalità ma servono anche aiuti a famiglie prematuri”

“L’approvazione al Senato dell’assegno unico universale per i figli è un primo importante passo verso la rivisitazione delle misure a sostegno delle famiglie, di cui va riconosciuto il merito alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti ed a tutto il Governo. Il Family Act rappresenta finalmente un approccio più organico e strutturato per rimettere la famiglia al centro di tutte le politiche economiche e sociali e per contrastare il grave problema della denatalità, accentuato dalla pandemia in corso. Non dobbiamo però dimenticare i soggetti più fragili, come i neonati prematuri e tutti i bambini affetti da gravi patologie. La nascita di un neonato prematuro e la sua successiva dimissione richiedono attenzioni particolari ma anche risorse per consentire alle famiglie di seguirlo nel modo più opportuno”. Ad affermarlo sono il presidente della Società italiana di neonatologia (Sin) Fabio Mosca, ed il presidente della Società italiana di pediatria (Sip) Alberto Villani, commentando l’approvazione al Senato della “Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale” già passata alla Camera.
Nel nostro Paese sono circa 30mila l’anno i bambini nati pretermine, di cui 4.500 con peso inferiore a 1500 grammi e prematurità grave, quindi ad elevato rischio. Ci sono poi neonati che presentano alla nascita particolari problemi: complessivamente in un anno sono circa 16.500 i neonati “fragili” che richiedono un preciso e intenso programma di follow-up clinico e psicologico e di sostegno alle famiglie. “Chiediamo pertanto – concludono Mosca e Villani -, che le nuove risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) siano destinate anche a costituire in ogni Regione una rete di Servizi di follow-up per seguire i neonati prematuri o con patologia cronica in modo duraturo nel loro percorso di crescita e per sostenere le loro famiglie anche con un’assistenza domiciliare adeguata”.

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