Papa Francesco: “davanti alle difficoltà e ai problemi è difficile avere pazienza”, ma “la vita non è una catena di sventure”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Com’è importante imparare l’arte di attendere il Signore! Aspettarlo docilmente, fiduciosamente, scacciando fantasmi, fanatismi e clamori; custodendo, soprattutto nei periodi di prova, un silenzio carico di speranza”. Lo ha detto il Papa, nell’omelia della Messa celebrata oggi nella basilica di San Pietro, in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti nel corso dell’anno. Hanno concelebrato con il Santo Padre 26 cardinali e 22 vescovi. “È così che ci si prepara all’ultima e più grande prova della vita, la morte”, ha assicurato Francesco: “Ma prima ci sono le prove del momento, c’è la croce che abbiamo adesso, e per la quale chiediamo al Signore la grazia di saper aspettare lì, proprio lì, la sua salvezza che viene. Ognuno di noi ha bisogno di maturare in questo”. “Davanti alle difficoltà e ai problemi della vita è difficile avere pazienza e rimanere sereni”, l’analisi del Papa: “Serpeggia l’irritazione e spesso arriva lo sconforto. Può così capitare di essere fortemente tentati dal pessimismo e dalla rassegnazione, di vedere tutto nero, di abituarsi a toni sfiduciati e lamentosi. Nella prova nemmeno i bei ricordi del passato riescono a consolare, perché l’afflizione porta la mente a soffermarsi sui momenti difficili. E ciò accresce l’amarezza, sembra che la vita sia una catena continua di sventure”. A questo punto, però, “il Signore imprime una svolta, proprio nel momento in cui, pur continuando a dialogare con Lui, sembra di toccare il fondo”, ha fatto notare Francesco: “Nell’abisso, nell’angoscia del nonsenso, Dio si avvicina per salvare. E quando l’amarezza raggiunge il culmine, all’improvviso rifiorisce la speranza”.

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