Festival Migrazione: mons. Castellucci (Cei), “escludere dalla cittadinanza chi accetta i nostri valori significa venire meno ai diritti fondamentali”

“Può diventare cittadino chiunque dia un apporto alla convivenza civile. Escludere dalla cittadinanza chi accetta i nostri valori significa venire meno ai diritti fondamentali”: a ribadirlo oggi è stato mons. Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, intervenuto alla giornata inaugurale della VI edizione Festival della Migrazione, che si svolgerà fino a sabato tra Modena e Carpi. Il Festival, promosso dalla Fondazione Migrantes della Cei, dall’Associazione Porta Aperta di Modena, dal Centro di ricerca interdipartimentale su discriminazioni e vulnerabilità di Unimore e IntegriaMo, nasce, spiegano gli organizzatori, “dal bisogno di uno studio approfondito e non ideologico su un fenomeno complesso, come quello delle migrazioni, che richiede una riflessione lontana dai luoghi comuni”. “Il concetto di cittadinanza – ha affermato mons. Castellucci, vice presidente della Cei – indica l’appartenenza alla città, ed è una nozione che si è sviluppata in stretta relazione con la storia della civiltà”. “La cittadinanza – ha sottolineato – è tra i fondamenti di una persona, indica l’essere in una relazione, sociale, personale e anche di affetti. Sotto l’aspetto etimologico, non avere la cittadinanza significa essere apolidi, dal greco a-polis ‘senza città’, con l’alfa privativo che indica il mancato inserimento in un concetto di relazioni”. “Nell’antica Grecia – ha aggiunto mons. Castellucci – la cittadinanza indicava l’appartenenza stretta alla città propria solo di coloro che avevano pieni diritti, come quello al voto; gli altri erano stranieri o schiavi. Poi, il concetto si è evoluto e la cittadinanza è stata riconosciuta a tutti i ceti sociali, come nozione trasversale, riconosciuta a chiunque contribuisca alla convivenza civile. È indicatore del grado di civiltà della società. Escludere dalla cittadinanza chi, tra noi, accetta o valori della convivenza civile e dà il proprio apporto alla società, significa non riconoscere diritti fondamentali. È un concetto fatto di ponti, non di muri, che devono essere resi accessibili a tutti coloro che hanno voglia di inserirsi in modo creativo nel nostro tessuto sociale. Questo fa parte della storia della nostra civiltà ed è quello che vogliamo proporre”. Ad aprire il Festival è stato il portavoce Edoardo Patriarca: “Cittadini tutti è giustapposto al ‘Fratelli tutti’ di Papa Francesco. Siamo per una fraternità a tutto tondo, con pari diritti. Il tema delle migrazioni deve essere visto come un’opportunità: si tratta di una sfida da affrontare insieme”.

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