Cammino sinodale: mons. Carboni (Oristano e Ales-Terralba), “è uno stile di fare Chiesa”

Iniziato anche nelle diocesi di Oristano e Ales-Terralba il cammino sinodale che nei prossimi due anni vedrà impegnati insieme preti, religiosi/e, operatori pastorali, uomini e donne anche non cattolici, per creare “uno stile di fare Chiesa”, ha detto mons. Roberto Carboni nella celebrazione inaugurale che si è svolta nel pomeriggio di ieri nella più antica parrocchia di Terralba. La chiesa di S. Pietro, che conserva i resti e le fondamenta dell’antica cattedrale della diocesi di Terralba, “vuole essere – ha aggiunto il presule – un ideale luogo di incontro per le diocesi di Oristano e Ales- Terralba”, dallo scorso luglio unificate “in persona episcopi”. Le parole-chiave del cammino sinodale – indicate dal Papa – sono: ascolto, ricerca e proposta. Quindi non solamente riunioni formali, sintesi, gruppi, discussioni e documenti, ma far crescere luoghi di incontro e condivisione. “Lo stile sinodale – ha detto padre Carboni all’omelia – è ciò che dobbiamo chiedere al Signore: ascoltarsi e dialogare realmente, perché alla luce dello Spirito, nel contesto della preghiera, possiamo insieme vivere il presente e camminare verso il futuro”. L’arcivescovo di Oristano – informa la diocesi – ha proposto ai 142 parroci delle due diocesi di concentrarsi sull’essenziale, “su quello che veramente è nutrimento per la vita della fede, per la crescita della comunità”, e a mettere a punto un calendario di incontri con i consigli pastorali, a coinvolgere in dialoghi e incontri la comunità e i gruppi dei vari collaboratori, partendo da una riflessione sulla realtà attuale della comunità parrocchiale. “Anche le religiose e i religiosi della diocesi – ha evidenziato il presule – devono sentirsi interpellati a una maggiore collaborazione alla vita delle comunità parrocchiali, proponendo il loro carisma ma anche armonizzandolo con l’inserimento fruttuoso nel cammino delle comunità e nel progetto pastorale della diocesi”. Il ruolo dei laici è essere corresponsabili e collaboratori. “Esso però – raccomanda l’arcivescovo – deve essere stimolato, formato, favorito e ricercato sia da parte degli stessi laici sia dai sacerdoti”.

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