Coronavirus Covid-19: card. Betori (Firenze), “evitarne la diffusione è gesto di carità fraterna”

“Il provvedimento governativo non esige la chiusura delle chiese. Al contrario, sembra in qualche modo indicare nella preghiera privata una strada per continuare a nutrire la vita spirituale”. Lo scrive il card. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nel suo messaggio a sacerdoti e fedeli dopo la diffusione delle norme di prevenzione del Coronavirus. “Invitiamo la gente a coltivare l’atteggiamento di adorazione di fronte a quella Eucaristia che non possiamo più celebrare insieme. Noi, peraltro, come sacerdoti è bene che continuiamo a celebrare la Santa Messa nella forma prevista dal Messale Romano come ‘Messa senza popolo’”, è l’incoraggiamento dell’arcivescovo. Segnalando che “la mancata partecipazione alla Santa Messa è un grande sacrificio per noi cristiani”, il porporato evidenzia come “nella presente circostanza noi non rinunciamo al significato ultimo dell’Eucaristia, che è il dono di sé fatto dal Signore, ma, ottemperando alle norme dello Stato, siamo invitati a manifestarlo nel gesto di carità fraterna che è evitare che attraverso il riunirsi di un’assemblea si vadano a costituire situazioni di vita sociale che possono favorire il diffondersi del virus”. “La mancanza del rito, lo ribadisco, ci fa soffrire, ma non ci impedisce di vivere i frutti dell’Eucaristia, cioè la carità”. Infine, non potendo i fedeli partecipare alla messa, il cardinale invita i fedeli “soprattutto nelle domeniche a un tempo maggiore dedicato alla meditazione della parola di Dio, alla preghiera personale, a momenti di vita interiore, che ci aiutino ad affrontare la prova del presente”. E, ancora, a seguire “le trasmissioni televisive della Messa o di altre forme di pietà popolare”.

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