Formazione professionale: Vacchina (Forma), “mancano all’appello risorse adeguate a sostenere il comparto, gravemente colpito dalla pandemia”

“Nel Dpcm del 3 dicembre il Governo tiene opportunamente in considerazione il mondo dell’Istruzione e formazione professionale (IeFp) che, insieme a tutta la formazione professionale, rappresenta un’infrastruttura fondamentale del Paese, ma mancano ancora all’appello risorse adeguate a sostenere il comparto della formazione, gravemente colpito dalla pandemia e impegnato con sforzi enormi per le sue possibilità a garantire la continuità didattica a tutti i ragazzi e gli adulti coinvolti”. Ad affermarlo è Paola Vacchina, presidente nazionale di Forma, l’associazione degli enti nazionali di formazione professionale, e consigliera del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel).
“Da oggi stesso, dunque, si rende doveroso – si legge in una nota di Forma – garantire in tutto il Paese l’esercizio in presenza delle attività di formazione professionale, finanziate o riconosciute dalle Regioni, laddove a carattere laboratoriale o da attuare in contesti lavorativi (stage e tirocini), nel rispetto delle prescrizioni dettate in materia. Dal 7 gennaio, in analogia a quanto previsto per il sistema scolastico e universitario, dovrà essere resa possibile l’attività didattica in presenza anche al 75% della popolazione iscritta ai corsi di formazione professionale, finanziati o riconosciuti dalle Regioni, con esclusione delle sole aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto”.
“Oltre un mese fa – ricorda Vacchina – abbiamo presentato al Governo un piano straordinario per la competitività e l’occupazione, da inserire nel Recovery plan, che prevede un investimento in 5 anni di 6,7 miliardi di euro per la formazione e l’inserimento lavorativo in apprendistato formativo, potenziando l’offerta rivolta ai settori produttivi a maggior tasso di crescita”. “Con questo progetto – aggiunge – verranno assunti 330mila nuovi lavoratori, prevalentemente giovani ma anche adulti privi di competenze adeguate all’attuale mercato del lavoro e si ridurrà la percentuale di popolazione giovanile senza titolo di studio al di sotto del 10%, raggiungendo finalmente l’obiettivo europeo. Il Governo accolga la nostra proposta”.

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