Diocesi: mons. Delpini (Milano), “pandemia ha decretato il fallimento dell’io e dell’individualismo”

“Non si parla più della terra promessa. Non si parla più di nessun paradiso, né in cielo né in terra. Il terzo millennio, a quanto pare, si lascia alle spalle le utopie, le ideologie e la religione”. Nel Discorso ai Primi Vespri della solennità di sant’Ambrogio, l’arcivescovo di Milano mons. Delpini affronta il nodo dell’individualismo. “L’arroganza dell’individualismo si impone come un fattore di frantumazione. Questo ‘io’, così fragile e precario, si persuade di essere originale solo perché non va d’accordo con nessuno, vive con insofferenza le regole e le situazioni perché non è in pace con se stesso, circoscrive il mondo a quello che vede e quindi esclude il futuro e recide le radici del passato… Ma i mesi della pandemia sono stati e sono una dura lezione per la gente e hanno decretato il fallimento dell’io e dell’individualismo. A ragione papa Francesco ha ricordato che siamo tutti sulla stessa barca e ci si può salvare solo insieme”. Osserva: “La vita ha potuto continuare perché la solidarietà si è rivelata più normale e abituale dell’egoismo, il senso del dovere si è rivelato più convincente del capriccio, la compassione si è rivelata più profondamente radicata dell’indifferenza, Dio si è rivelato più vero dell’io”. Da questa “resistenza operosa e generosa che ha consentito di continuare a vivere e a far funzionare la società, da questo tessuto di rapporti solidali, da questo senso del dovere che ha indotto molti a forme anche eroiche di professionalità, da questa generosità offerta con naturalezza e discrezione traggo il titolo e l’intenzione del discorso alla città di quest’anno. Il discorso, infatti, si intitola ‘Tocca a noi, tutti insieme’”. “Tocca a noi, non nel senso che abbiamo la presunzione di occupare tutta la scena, di imporci come maestri che devono indottrinare altri, di prenderci momenti di potere o di gloria. Tocca a noi, piuttosto, nel senso di un dovere da compiere, di un servizio da rendere, di un contributo da offrire con discrezione e rispetto, di intraprendere un cammino che nessuno può compiere al nostro posto. Un cammino che siamo chiamati a percorrere insieme”.

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