Coronavirus Covid-19: Perù, messa per i defunti nella piazza Maggiore di Lima. Mons. Castillo, “Chiesa nata per servire”

(Foto: ufficio stampa arcidiocesi di Lima)

Una messa indimenticabile per molti peruviani, quella celebrata all’aperto nella notte tra domenica 1° novembre e lunedì 2 novembre a Lima, capitale del Perù, nella piazza Maggiore. Sulla facciata della cattedrale sono state proiettate, in un clima di preghiera e di forte impatto emotivo, oltre diecimila foto di peruviani morti a causa del Covid-19, con un sottofondo musicale di “pututos”, strumenti a fiato andini. A loro infatti (il Perù è in pratica il Paese al mondo con il maggior numero di morti in rapporto agli abitanti) è stata dedicata la celebrazione, trasmessa in diretta televisiva, presieduta dall’arcivescovo e primate del Perù, mons. Carlos Castillo Mattasoglio, e concelebrata dai vescovi ausiliari e dai vescovi delle diocesi vicine: Callao, Chosica, Lurín e Carabayllo.
L’arcivescovo di Lima ha ricordato che “nella festa di Tutti i Santi abbiamo voluto celebrare anche i nostri defunti, soprattutto quelli che ci ha ferito non poter seppellire, i defunti che hanno subito la pandemia e per i quali soffriamo tutti”. Ma c’è anche “chi ha accompagnato i nostri pazienti, per curare le loro ferite e asciugare le loro lacrime, noi oggi vogliamo festeggiarli”.
Ha proseguito mons. Castillo: “La Chiesa è costituita, fondamentalmente, da coloro che devono servire e non essere serviti. Per questo motivo, ci uniamo a tutti coloro che sono servi, a coloro che si uniscono alla grande sofferenza della gente per confortarla, incoraggiarla e dir loro che il nostro Dio ha proposto di cambiare il volto egoistico dell’umanità per il volto amorevole di una fraternità umana”. L’arcivescovo ha poi sottolineato che il Paese richiede due esperienze fondamentali: solidarizzare con la sofferenza e saper vivere la sofferenza con speranza: “È quello che abbiamo imparato tra di noi in questi mesi. Non è stato facile, è stato un apprendimento straordinario, perché avevamo tra noi una visione in cui le uniche cose che contavano erano il potere, l’arroganza, profitti illimitati e l’incapacità di capire l’altro. La pandemia ha chiaramente detto che non è possibile continuare a vantarsi del potere e del denaro quando ci sono gli ultimi della terra che sono maltrattati e sono la maggioranza dell’umanità”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Territori