“Chiamato a guidare la Chiesa nel terzo millennio, la sua elezione al soglio petrino rappresenta un evento storico che unisce esperienze americane e latinoamericane, incarnando una Chiesa missionaria e inclusiva”. Lo dice don Gregorio Milone, delegato nazionale delle Missioni cattoliche italiane in Germania dopo l’elezione di Papa Leone XIV che da giovane ha vissuto “la ricchezza e le sfide dell’identità multiculturale”. Le sue prime parole sulla pace “rivolte non solo ai cattolici ma all’intera umanità, in un tempo segnato da guerre, divisioni sociali, crisi ambientali e isolamento spirituale, sono un manifesto spirituale. Il messaggio di Papa Leone è dunque, dal mio punto di vista, un messaggio di apertura, di comunione, di missione universale”. “Queste parole – ha aggiunto don Milone – del nuovo Papa credo che non siano solo belle intenzioni ma sono una sfida, un programma di rinnovamento e apertura che non può lasciarci indifferenti. E per noi comunità cattoliche italiane che viviamo in Germania, queste parole hanno una risonanza particolare. Spesso ci sentiamo lontani, frammentati, a cavallo tra due culture, tra una patria lasciata e una nuova patria da costruire”. Papa Leone XIV – aggiunge – “conosce bene cosa significhi vivere da straniero. Cresciuto negli Stati Uniti in una famiglia di origini miste e poi missionario in Perù
per quasi trent’anni, ha condiviso la vita concreta dei migranti, la fatica dell’integrazione, la bellezza di comunità miste, la ricchezza della fede che si incarna in culture diverse. Questo suo background migratorio lo rende particolarmente vicino a noi, che viviamo la fede in un contesto non sempre facile, tra lingue diverse, tradizioni che si perdono e figli che spesso si allontanano dalla Chiesa. Il fatto che il nuovo Papa venga da un’esperienza migratoria simile alla nostra rappresenta per noi profonda consolazione e speranza. Lui conosce le nostre fatiche, parla la nostra lingua – non solo quella italiana, ma quella del cuore di chi vive tra due mondi. Da lui ci aspettiamo una Chiesa che ci ascolti, che ci accompagni, che riconosca il valore e la ricchezza delle comunità cattoliche all’estero. Ci aspettiamo attenzione, comprensione e soprattutto guida spirituale, perché spesso vivere la fede lontano da casa è più difficile ma anche più autentico”.