
È iniziata al passo dei giovani la quarta domenica di Pasqua – comunemente detta del Buon Pastore – vissuta da mons. Saverio Cannistrà, che ieri ha ricevuto l’ordinazione episcopale nella cattedrale di Pisa. Il carmelitano, 66 anni, originario di Catanzaro, è stato salutato da almeno trecento ragazzi, riuniti nella chiesa di San Torpé, così significativa nella storia del nuovo arcivescovo di Pisa: qui, infatti, entrò – dopo la laurea in Filologia romanza ed una esperienza lavorativa da Einaudi – per cercare una risposta alle sue inquietudini giovanili, trovando pace solo nella sequela di Gesù. Qui fu ordinato presbitero il 24 ottobre del 1992. È qui è tornato, per un anno, nel 2021, dopo dodici anni di servizio da preposito generale dell’ordine dei carmelitani scalzi, con la responsabilità di poco meno di 4mila religiosi, di 10mila religiose e di 29mila laici. Prima di essere richiamato a Roma, in questo caso per seguire la formazione spirituale ed umana di giovani e meno giovani che intendono abbracciare la spiritualità del Carmelo.
Franco il confronto con i ragazzi, che il nuovo arcivescovo di Pisa ha invitato a sognare secondo il “sogno” che Dio ha su di loro. “Uno dei problemi maggiori della contemporaneità è la mancanza di fiducia in noi stessi. Sfiducia che non ci permette di osare”, ha affermato mons. Cannistrà.
Al prefetto, al presidente del Consiglio regionale, ai presidenti delle province di Pisa e Lucca e ai sindaci ed amministratori riuniti in piazza Duomo, ha detto: “Da voi ho molto da apprendere: bisogni visibili e ancor più invisibili delle persone, doni, fatiche, sofferenze, gioie e consolazioni di questa comunità”.
Poi l’ingresso in cattedrale, preceduto da oltre 200 presbiteri e 25 vescovi, tra cui 4 cardinali: Lars Anders Arborelius , vescovo di Stoccolma e carmelitano scalzo, il card. Augusto Paolo Lojudice, presidente dei vescovi toscani, l’arcivescovo emerito di Firenze Giuseppe Betori e il segretario emerito del Sinodo dei vescovi Lorenzo Balisseri , originario di Barga (all’estremo nord della diocesi di Pisa).

(Foto Gabriele Ranieri)
Il rito dell’ordinazione è stato presieduto dall’amministratore apostolico Giovanni Paolo Benotto, che ha consegnato a mons. Cannistrà i simboli della dignità episcopale: il libro del Vangelo, l’anello, la mitra, il pastorale. Prima di “cedere” il posto nella “cattedra” al suo successore, che ha così guidato i riti della liturgia eucaristica, di comunione e di conclusione.
Il saluto finale: “Sono come uno che non è più e, al tempo stesso, non è ancora. Confesso che non è una sensazione troppo confortevole – ha spiegato ai pisani confluiti in massa in cattedrale per salutare il loro nuovo arcivescovo -. Mi sento messo alla prova, forse la prova più grande della mia vita, giunta quando meno la attendevo. Ma probabilmente solo a questa età potevo affrontarla, quando si è sufficientemente deboli per chiedere aiuto e sufficientemente forti per lasciarsi aiutare”.