Operaio schiacciato da ecoballa a Taranto: mons. Miniero, “tutelare da questo tipo di tragedia chi lavora per il bene della famiglia e proprio”

“Non vorremmo mai piangere un fratello o una sorella che muore sul lavoro. Nonostante le esperienze non si riesce ancora a tutelare da questo tipo di tragedia chi lavora per il bene della famiglia e proprio. Il lavoro è per la vita non per la morte”. Lo ha detto l’arcivescovo della diocesi di Taranto, mons. Ciro Miniero, celebrando i funerali di Antonio Bellanova, 32 anni, morto sul lavoro a Taranto, schiacciato da un’ecoballa mentre era nella stiva di una nave ormeggiata al quarto sporgente del porto ionico. Un lavoratore con contratto di somministrazione e poche tutele, vicenda su cui indaga la Procura ionica. “Il Signore – ha proseguito mons. Miniero – in questo dolore ci è vicini ma non consolandoci con espressioni di vicinanza. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato dice ai suoi che lui per dare frutto come seme deve morire a se stesso e loro non comprendono in quel momento. Lui muore ma per scelta, per indicarci che è presente nelle nostre vite, fino a trovarlo nel momento della morte, della conclusione, perché ci ha amato fino a punto di morire per l’umanità. Noi così facciamo esperienza della morte e sappiamo di trovare il Signore, sappiamo che lui è presente e ci apre una strada e ci da’ la forza di continuare a sperare”. “La vita del Signore è un mistero ma lo è anche la vita di ciascuno di noi, quando moriamo a noi stessi per gli altri, quando facciamo sacrifici per gli altri. Ecco, lì stiamo facendo come Cristo. In questa morte – ha concluso mons. Miniero – nostro fratello Antonio trova il Signore che lo accoglie e accoglie tutto il bene che ha fatto lavorando per la moglie, per i figli, compiendo anche lavori non adeguati, per soddisfare le loro esigenze”.

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