Gmg Lisbona: Mons. Vegezzi e mons. Raimondi (Milano),  “fidarsi, vivendola con intensità, e aprendosi al soffio dello Spirito”

Sono seimila gli ambrosiani alla Giornata mondiale della Gioventù di Lisbona che parte oggi 1° agosto. Tra loro, insieme all’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, anche i vescovi ausiliari, mons. Giuseppe Vegezzi e mons. Luca Raimondi che la loro prima Gmg, 1989 a Santiago di Compostela, l’hanno vissuta rispettivamente da coadiutore e da seminarista. A raccontare le loro emozioni è il sito della Chiesa di Milano (www.chiesadimilano.it). “Non avrei più pensato di partecipare a una Giornata mondiale della gioventù” confessa mons. Raimondi. Dopo gli anni della pandemia, in quella che può essere considerata la “Gmg del rilancio”, questi giorni possano “far comprendere ai giovani – spiega Vegezzi – che il Vangelo è la parola di Dio che parla all’uomo e serve per la vita”. E se tantissimi giovani hanno scelto di esserci -circa 6000 gli ambrosiani, molti alla prima esperienza di Gmg, alcuni anticipando con il gemellaggio a Porto, altri direttamente a Lisbona -, qualsiasi sia la loro motivazione, l’invito dei Vescovi ausiliari è quello di “fidarsi, vivendola con intensità, e aprendosi al soffio dello Spirito. Perché è dai giovani, a partire dall’incontro con il Signore, che deve iniziare il cammino per costruire una società più bella e abitabile”. A Lisbona i giovani seguiranno, il 2, 3 e 4 agosto le catechesi che verteranno proprio sulla cura per il creato, “intesa non solo come ecologismo, ma come popolo della Chiesa che vive in mezzo ai popoli prendendosi cura della terra, della pace, del creato, dell’altro, anche nella sua diversità e anche oltre i confini della Chiesa. Un percorso che la Laudato si’ indica e che la Fratelli tutti autorizza ancora di più”. “L’ecologia integrale è un ritrovare se stessi nella pienezza dell’umanità di Gesù, nel rapporto con il Creatore, il creato e le creature, che spinge alla fraternità – precisa mons. Raimondi -. A un mondo che sembra erigere barriere e muri, nella fede diciamo ‘Padre nostro’, perché siamo uniti dal battesimo come fratelli universali. Una forma di amicizia sociale con un cuore teologico che è l’appartenenza al Signore Gesù”.

 

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