10° anniversario Papa Francesco: mons. Bodo (Saluzzo), “a lui offriamo il calore dell’affetto e il sostegno della preghiera”

“Dieci anni fa, lo Spirito del Risorto portò a Roma, a occupare la sede dell’apostolo Pietro, un uomo proveniente ‘dalla fine del mondo!’. Nella Città del Vaticano arrivò Jorge Mario Bergoglio, che il conclave elesse a succedere a Papa Benedetto XVI. Soltanto i bambini non ricordano l’evento; gli altri, quelli, almeno, che si interessano alla storia della Chiesa, ricordano quel 13 marzo 2013 quando dalla loggia uscì il Papa neoeletto a salutare la folla, radunata in piazza S. Pietro”. Lo ha scritto il vescovo di Saluzzo, mons. Cristiano Bodo, in occasione del 10° anniversario dell’elezione di Papa Francesco al soglio pontificio.
“Da quel momento – ha osservato il presule –, Francesco, il nuovo Papa, intraprende a livello di Chiesa universale, non certo intenzionalmente, a fare il maestro e a insegnare; la sua personalità lascia un segno, via via sempre più chiaro e intellegibile, in tutti coloro che lo guardano, lo ascoltano, lo amano. Il suo modo di comunicare diretto, caldo, semplice e sincero crea empatia. E fa presa su molti. Egli comunica e insegna: in coerenza con la propria storia e la propria formazione, ancor prima che con le parole e con i documenti magisteriali”. “Francesco – ha sottolineato mons. Bodo – comunica con scelte di vita sobria, con portamento essenziale, con forza spirituale adamantina, che pare gli venga dal cuore del suo stesso cuore”. Il vescovo ha rammentato alcune momenti salienti di questi 10 anni: la visita a Lampedusa e il mazzo di fiori lanciato nel Mare Mediterraneo, “cimitero di un incalcolabile numero di migranti”; la preghiera solitaria la sera del 27 marzo 2020, “per chiedere la guarigione di un mondo malato”; le lacrime “versate ai piedi della Madonna Immacolata lo scorso 8 dicembre” con la “voce, rotta dall’emozione” che “lascia trapelare commozione e compassione viscerale con coloro che sono costretti a combattere una guerra assurda e a morire per cause non comparabili con il dolore delle madri, delle spose, degli orfani”. “A questo nostro Papa Francesco, ‘peccatore perdonato e strumento di misericordia’, tenace testimone della Verità, noncurante dei riflettori, ma consapevole del proprio ruolo di Vicario di Cristo, offriamo convintamente il calore dell’affetto e il sostegno della preghiera”, ha concluso il vescovo: “Sempre! Sempre, anche quando qualcuno potrebbe insinuare il sospetto sulla veridicità della sua testimonianza e sulla credibilità del suo magistero”.

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