Ucraina: Olivero (Sermig), “il nostro è un tempo in cui è più difficile aggrapparsi alla speranza. Ma non abbiamo alternative”

(Foto ANSA/SIR)

“Un anno di guerra, terribile, senza senso, come ogni guerra: il male che ci fa paura, che uccide, che sembra azzerare ogni orizzonte di speranza. Ma è davvero così? Dobbiamo rassegnarci alla logica della guerra che sembra vincere, alla corsa agli armamenti, alla povertà di tanti che tocchiamo con mano? Certo che no. Ma non basta dirlo a parole. Con Dio l’impossibile non esiste, a patto però che ognuno di noi scelga, con l’intelligenza e con la vita, di cambiare, di essere il mondo nuovo che desidera”, così Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, commentando al Sir il triste anniversario del primo anno di guerra in Ucraina. “Ha senso ricordarcelo soprattutto in questo tempo, tra i più difficili della storia recente, segnato da una incertezza profonda – prosegue Olivero -: la guerra, il terremoto, ma anche fragilità più nascoste, le incognite del post pandemia, ferite psicologiche che non sempre trovano ascolto, la ricerca di senso che pesa soprattutto nel cuore dei più giovani. Il nostro è un tempo in cui è oggettivamente più difficile aggrapparsi alla speranza, testimoniarla, difenderla. Ma non abbiamo alternative”.
E spiega: “Dare credito alla speranza non significa inseguire dei fuochi di paglia o cadere nel sentimentalismo. Scegli la speranza quando di fronte a un problema, a una situazione difficile, a una persona che soffre, non dici: ‘Che pena!’, ma ‘Cosa posso fare? Come posso mettermi in gioco?’. Scegliere la speranza significa così vivere per fare felici gli altri, significa non far sentire solo nessuno, saper chiedere aiuto”.
“Se siamo credenti, – conclude Olivero – capiremo che possiamo vivere secondo la logica di Dio che bussa costantemente alla nostra porta proprio per dare speranza. Detto questo, tutti possiamo fare questa scelta di fondo. Anche chi non ha fede, chi non crede, può alimentare questa speranza. Come? Attraverso mille e mille gesti di bene, attraverso singole scelte di vita fatte per gli altri. Solo così il bene può farsi spazio”.

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