Ucraina: visita leader Ue. Don Krat (Odessa), “importante che vedano le città distrutte e parlino con le persone segnate dalla guerra. Cambierà la loro prospettiva”

“Guardiamo oggi a questa visita in modo positivo. Sta aumentando le nostre speranze perché è un segno significativo di una Europa vicina al popolo ucraino”. E’ don Roman Krat, parroco della cattedrale cattolica latina di Odessa nonché delegato del vescovo per i rapporti con la stampa, a raccontare al Sir come il popolo ucraino sta seguendo oggi la visita in Ucraina di Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz. Arrivati in treno questa mattina a Kiev, i tre leader Ue hanno visitato la cittadina di Irpin, uno dei maggiori teatri dei bombardamenti russi, insieme alle autorità locali che hanno spiegato l’entità delle distruzioni nel corso dell’invasione. I tre leader hanno camminato lentamente tra i palazzi bombardati accerchiati dalle scorte e dai soldati ucraini. “La speranza – dice il sacerdote – è che venendo tutti e tre insieme a Kiev, visitando i luoghi della guerra, prendendo conoscenza delle ferite più dolorose che abbiamo sofferto, si rendano conto della realtà. E’ importante che i leader politici europei possano conoscere sul posto la realtà della guerra, incontrare e parlare con le persone vive e non accontentarsi di leggere le statistiche o i documenti scritti che arrivano nei loro uffici. E’ importante vedere le città mezze distrutte, parlare con le persone segnate dalla guerra. Questa è l’Ucraina e vederla, cambierà la loro prospettiva. Ne sono certo”. Il sacerdote spiega infatti che la maggioranza degli ucraini sono un po’ critici rispetto soprattutto ai due presidenti francese e tedesco. “Non ha convinto la posizione recentemente sostenuta da Macron quando dice che l’Ucraina deve accettare di fare un dialogo con Putin perché secondo noi, simili dichiarazioni fanno chiaramente capire che la Francia non ha capito la nostra situazione, che è quella di un paese che è stato invaso e per questo si sta difendendo. Il dialogo si può fare solo quando c’è la speranza che l’altra parte ci può capire ma al momento quello che stiamo vivendo è l’odio da parte dei russi che non ci sta riconoscendo come nazione sovrano e indipendente. Anche nei confronti di Scholz, la maggior parte degli ucraini ha delle perplessità. All’inizio è stato molto freddo, poi ha deciso di sostenerci ma quando alle parole dovevano seguire le azioni, tutto è avvenuto in modo lento, pragmatico, riservato. Insomma, finora, abbiamo visto solo parole”.

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