Anziani: Università Cattolica, domani la presentazione di “Redesign – Frail elderly, intergenerational solidarity and ageing friendly communities”

Se invecchiare è un processo inarrestabile, invecchiare bene è un’opzione che non tutti possono permettersi. In una società con un tasso molto alto di invecchiamento della popolazione la cura della transizione all’età anziana diventa sempre più rilevante e impatta fortemente sulle reti familiari.
A studiare il tema è stata la ricerca “Redesign – Frail elderly, intergenerational solidarity and ageing friendly communities”, coordinata dall’Università Cattolica sotto la direzione della sociologa Donatella Bramanti, insieme all’Università di Verona e all’Università del Molise, e finanziata da Fondazione Cariplo, che sarà presentata domani, venerdì 27 maggio, durante il convegno internazionale “Anziani, transizione e fragilità. Un’impresa congiunta tra le generazioni” (Cripta Aula Magna, largo Gemelli 1 a Milano, alle ore 9 e online dal sito).
L’indagine ha approfondito il passaggio all’anzianità in situazioni di vulnerabilità per comprendere cosa avviene quando questa esperienza, giocata prevalentemente all’interno delle relazioni familiari, viene messa in scacco dall’emergere di un evento critico, sia sul piano della salute, sia su quello delle risorse, o degli affetti, come è avvenuto ad esempio con la pandemia.
Con la prima esplorazione italiana delle dinamiche che portano alla fragilità degli anziani, Redesign ha intervistato in presenza 62 coppie (anziano e caregiver in caso di necessità) per comprendere la modalità con cui si vive la transizione alla fragilità, la qualità del legame diadico e il livello di supporto ricevuto. Sono emerse tre tipologie di diadi.
“La prima è la ‘diade resiliente’ – spiega Bramanti -, quella capace di gestire la transizione alla fragilità in maniera efficace, di dare continuità, anche in presenza di eventi critici, a forme di invecchiamento attivo e di godimenti di una ‘vita buona’ sia per l’anziano fragile sia per il caregiver. Questa diade potrebbe mettersi in un’ottica di co-progettazione con i professionisti. Poi abbiamo individuato le ‘diadi sospese’ che non si sono rese conto della transizione in atto, non cercano ausili e vivono pensando che tornerà tutto come prima, non essendo in grado di porre sufficienti antidoti alla situazione in atto. Infine, ci sono le ‘diadi rassegnate’ sopraffatte dagli eventi, che ritengono che non ci sia alternativa a quanto sta succedendo. Queste ultime chiedono aiuti nel fronteggiare le esigenze day by day”.
L’anzianità e la sua fragilità sembrano più legate a un continuo processo di costruzione che si basa principalmente sulla relazione di cura tra l’anziano e la sua rete primaria. La transizione può quindi essere osservata e interpretata come un evento che interessa un’intera rete di soggetti e non un singolo individuo isolato. Questa evidenza consente di ripensare i sostegni alla fragilità delle persone anziane in un’ottica reticolare.

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