Ucraina: Pompei, ieri sera sul sagrato del santuario preghiera con l’arcivescovo Caputo, i giovani e la comunità greco-cattolica

“Tutti noi, in particolare i più giovani, abbiamo sentito il bisogno di incontrarci e di guardarci negli occhi, gli stessi occhi lucidi che, fin da questa mattina, hanno visto cose che mai avrebbero dovuto vedere, perché mai ci saremmo immaginati di vivere in prima persona la forza e la paura della guerra. Tutto quello che abbiamo letto sui libri di storia o visto in alcuni film, è oggi una drammatica realtà per il popolo ucraino e per l’Europa tutta”. Con queste parole, don Ivan Licinio, vice rettore del santuario di Pompei e responsabile del Servizio per la pastorale giovanile, ha introdotto il momento di preghiera che ieri sera, giovedì 24 febbraio, è stato vissuto sul sagrato della basilica mariana per invocare la pace in Ucraina, in questo doloroso frangente storico. Il luogo scelto è simbolico: il fondatore di Pompei e della basilica, il beato Bartolo Longo, volle che la facciata, inaugurata nel 1901, fosse dedicata alla pace universale.
Al momento di preghiera, guidato dall’arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, si è unita anche la comunità greco-cattolica ucraina di rito bizantino di Pompei, con il cappellano, don Ihor Stus.
“Per noi è molto importante pregare insieme a voi. Il nostro popolo soffre – ha detto il sacerdote -. Ho parlato con mia mamma al telefono, la quale mi ha detto: ‘Figlio mio, non so cosa fare, non so se domani ci sentiremo’. Dobbiamo solo pregare, grazie, dunque, per questo momento, speriamo che Dio ascolti la nostra preghiera, qui, ai piedi della Madre del Rosario. Grazie a tutti voi italiani che siete con noi e che non ci fate sentire soli”.
Poi, le parole di alcuni giovani, dalle quali è emerso tutto il drammatico scenario che questo conflitto sta aprendo. Ancora, la testimonianza di un seminarista ucraino, addolorato per aver sentito, dalle parole dei suoi parenti che vivono in Ucraina e i suoi confratelli attualmente studenti nel Seminario di Kiev, anch’esso bombardato, tutta la paura e la sofferenza che questo conflitto sta causando. “Vi chiedo di pregare per noi – ha affermato -, non siate indifferenti al nostro dolore”.
Dopo alcuni canti e una preghiera recitata in lingua ucraina, le parole dell’arcivescovo Caputo: “Mai avremmo pensato alla possibilità reale di una guerra. Probabilmente nessuno di noi l’ha mai vissuta. Nemmeno io. L’abbiamo sentita raccontare dai nostri nonni… Sono sofferenze enormi, momenti terribili, e la guerra non ha mai risolto niente”. Poi, ricordando l’appello di Papa Francesco ad unirci in preghiera il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, ha aggiunto: “Il Papa ci ha confidato il suo stato d’animo, il grande dolore che è nel suo cuore e nel nostro. Questa sera, alla comunità ucraina, formata da circa tremila fedeli che qui sono accolti e che in padre Ihor hanno un punto di riferimento nel santuario di Pompei, dobbiamo far sentire il nostro sostegno. Intanto, ognuno di noi, nel suo piccolo, può prendersi l’impegno di costruire la pace che, come un’onda, possa arrivare ovunque”.
Prima di concludere il momento di preghiera, il pastore della Chiesa di Pompei ha anche ricordato che, alla celebrazione delle ore 19 del 2 marzo, in santuario, parteciperà anche la comunità ucraina. Intanto, in questi giorni, la porta della cappella “San Giuseppe Moscati”, dove la comunità si raccoglie in preghiera, resterà simbolicamente sempre aperta.

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