Schiavitù moderna: sr. Chikwe (Slaves no more), “le religiose se ne occupano perché siamo donne, madri e donne consacrate”

“Sentiamo il dolore e l’umiliazione di cui sono vittime queste ragazze che vengono disumanizzate”. A ricordarlo è stata suor Monica Chikwe, vicepresidente dell’Associazione “Slaves no more”, impegnata contro lo sfruttamento della prostituzione, durante il convegno sulla schiavitù moderna oggi alla pontificia università Gregoriana. “Il fenomeno della tratta coinvolge molti attori: chi recluta le vittime, chi trasporta, chi invia a lavori vergognosi e i consumatori di cui, mi sorprende, nessuno finora in questo convegno ha parlato. L’alta richiesta spinge l’alta offerta. Agli inizi degli anni ‘80 in Italia arrivarono molte donne dall’Albania e dalla Nigeria. Oggi c’è un numero decrescente di nigeriane e un numero crescente proveniente dall’Europa dell’Est. Le religiose sono state le prime ad accogliere le donne costrette alla prostituzione, cercando di sensibilizzare le comunità. Le religiose se ne occupano perché sono donne, madri e donne consacrate. Non possiamo restare a recitare il rosario, dobbiamo uscire per aiutarle. Siamo chiamate madri, perché siamo madri di tutti i figli di Dio. Nel nostro percorso con le vittime cerchiamo di sostenerle nel momento di difficoltà cercando di sostenerle verso la libertà. Come consacrate destiniamo la nostra vita al servizio della comunità. Ci occupiamo di salvare e riabilitare”. Come associazione, “lavoriamo in rete, cerchiamo di raggiungere le persone, ci impegniamo a salvare chi è già divenuta vittima. Siamo coordinate. Quando le riabilitiamo le aiutiamo ad avere il passaporto e ci occupiamo del ritorno volontario per assisterle in patria”.

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