Ucraina: Caritas Spes Ucraina, “situazione estremamente incerta”. Il previsto piano rifugiati è sospeso, si lavora per mettere in salvo 50 bambini di Odessa

“La situazione in questo momento è estremamente incerta. Stiamo aspettando di capire come evolverà per decidere il piano di azione”. È don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas Spes in Ucraina, braccio operativo della Chiesa cattolica latina del Paese, a fare il punto con il Sir sul numero e sulla situazione delle persone che stanno fuggendo dalle città colpite dagli attacchi militari russi. Gli operatori della Caritas si stanno dando da fare su molti fronti. Stanno lavorando – dice don Grynevych – per mettere in salvo 50 bambini da Odessa, città dell’Ucraina meridionale che si affaccia sul mar Nero, “divenuta troppo pericolosa per loro. “Li stiamo trasportando su un autobus in un luogo più sicuro a 600 chilometri di distanza dalla città”. Per metterne in salvo il più possibile, i bimbi viaggiano soli, senza mamme, accompagnati da 2/3 insegnanti. “Al momento – dice il sacerdote – è impossibile quantificare il numero delle persone che hanno lasciato le loro case. In queste ore le autorità stanno dando solo le informazioni più vitali e importanti per la popolazione, come per esempio dove e quando stanno bombardando, quali strade sono più sicure. È anche difficile prevedere qualcosa. Avevamo preparato un piano di emergenza ma non potevamo immaginare che questo attacco potesse coinvolgere tutto il Paese. Pensavamo che fosse coinvolta solo la parte orientale dell’Ucraina e invece l’attacco armato è su tutto il territorio nazionale. Siamo obbligati a questo punto a rivedere le decisioni operative prese”. I luoghi che la Caritas aveva organizzato per accogliere questi arrivi, sono più sicuri perché “vediamo in questo momento che i russi stanno entrando a Kiev e anche in altre città del Paese. E per questo abbiamo deciso di aspettare”. Sono complessivamente 19 i centri presenti Caritas su tutto il territorio, unna rete capillare di solidarietà e accoglienza attraverso la quale dal 2014 si sono potute aiutare 826.500 persone, assistendole nei loro bisogni primari. “Con alcuni di questi centri siamo in contatto e ci comunicano le necessità di cui hanno bisogno ma la comunicazione con altri nostri centri soprattutto nella parte est del Paese è più difficile”. Se l’Ucraina non è più un Paese sicuro, è normale che i rifugiati stiano uscendo dal Paese. La Caritas sta parlando con la Polonia. Gli operatori stanno verificando la possibilità di aprire le frontiere con il Paese. “I polacchi ci stanno dicendo di essere pronti”, conferma don Grynevych. “Si tratta ora di avviare processi burocratici necessari per chiedere e ottenere i permessi”. Altra meta è la Lituania. “Le ultime stime parlano di 100mila persone che stanno arrivando in Lituania”, dice mons. Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), parlando in conferenza stampa a Firenze dell’emergenza rifugiati. “Stiamo cominciando a ricevere rifugiati in Lituania”, ha detto. “La Chiesa e i sindaci di molte città lituane stanno lavorando insieme per accogliere queste persone. Abbiamo già alcuni cittadini ucraini che vivono in Lituania, che stanno accogliendo amici e parenti che hanno cominciato a fuggire dall’Ucraina. Ci sono state anche dimostrazioni in diverse città della Lituania ieri, 10mila persone si sono unite per chiedere la fine della guerra e il ristabilimento della pace”.

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