Via Crucis: Prato, la Croce è tornata all’ospedale della città. Le testimonianze dei malati di Covid

Via Crucis, ieri sera a Prato, del vescovo Giovanni Nerbini, intorno all’ospedale cittadino, animata dalle testimonianze del personale sanitario, dei volontari e dei malati guariti dal Covid. Lungo il perimetro del complesso ospedaliero, luogo simbolo nella lotta al virus, sono state posizionate sette stazioni. “Dopo un anno siamo ancora qui, con centomila morti in più e tante sofferenze da alleviare – ha detto mons. Nerbini – per questo ci è sembrato opportuno tornare nuovamente a fare memoria della Passione di Cristo davanti all’ospedale, ma allo stesso tempo sappiamo che la Croce guarda sempre al mattino di Pasqua e che la morte non è mai la parola definitiva”. La via Crucis è stata organizzata dalla cappellania ospedaliera guidata da don Carlo Bergamaschi insieme a don Giovanny Santa Colorado. Presenti al rito la direttrice dell’ospedale Santo Stefano, Daniela Matarrese, e il vice sindaco e presidente della società della salute Luigi Biancalani. Presenti con le divise operative i volontari della Misericordia, Pubblica assistenza, Croce Rossa e Croce d’Oro, che il vescovo ha salutato con queste parole: “Siete i Cirenei di oggi, dai colori diversi nelle tenute ma dalla identica passione per l’uomo che non è più autosufficiente, che ha bisogno e si affida al tratto umano di qualcuno per poter uscire dalla situazioni difficili. Siete un esempio che ci deve aiutare a ritrovare quella potenzialità che è in tutti noi, quella di essere sostegno a chi cerca di rialzarsi”. Tra le testimonianze offerte quelle dei malati guariti dal Covid, dai membri dell’associazione Figli in Cielo, che riunisce i genitori che hanno vissuto la perdita di un figlio. “Ho pensato tante volte alle persone che dentro a questo ospedale si sono trovate davanti a croci più grandi del loro amore di padri, madri, sposi, figli, amici – ha affermato il vescovo – dobbiamo ricordare in questi frangenti quello che Gesù dice non solo con le parole ma con la sua vita: non ti preoccupare ci sono io con te, lo porto io il peso, tu non puoi far nulla, fidati di me, quello che sopporto è anche per te. Infondiamo questa speranza a coloro che talvolta sembrano sopraffatti dalla croce”. La Via Crucis ha terminato il suo giro intorno alla struttura con l’ultima stazione dedicata alla Resurrezione, nella quale sono state raccontate storie di “resurrezione quotidiana” di persone che sono riuscite a vincere le dipendenze da alcol, gioco d’azzardo e droga. “La vita che Dio ci dona non ha più fine – ha concluso mons. Nerbini – abbiamo bisogno di riporre la nostra fede in qualcosa che dura, che non muore. In Cristo risorto è la nostra speranza, è la nostra gioia, è la nostra certezza di rivedere tutti coloro che ci hanno amato, che abbiamo amato”. Domani, domenica di Pasqua, come lo scorso anno, il vescovo  impartirà il mandato a un gruppo di medici che si sono resi disponibili a distribuire la comunione ai malati ricoverati nei reparti Covid. Un servizio che a partire proprio dalla Pasqua dello scorso anno è diventato un gesto abituale da parte del cappellano don Bergamaschi, accompagnato da alcuni medici volontari. Poi il vescovo, parlando attraverso l’interfono dell’ospedale, rivolgerà un saluto e farà gli auguri di Pasqua a tutti i degenti e al personale ospedaliero.

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