Pasqua: mons. Regattieri (Cesena-Sarsina), “i nostri giorni vuoti possono diventare pieni di gioia se lasciamo entrare il Risorto”

“La pandemia ci ha costretti a capire di più e meglio cosa vuol dire essere umani. Semplicemente ci ha insegnato che non siamo onnipotenti”. Lo sottolinea il vescovo di Cesena-Sarsina, mons. Douglas Regattieri, nel suo messaggio per la Pasqua. E, per il presule, “essere umani” significa “essere attenti gli uni gli altri e modulare la propria esistenza a partire dagli altri, dai loro bisogni e necessità per creare accoglienza e fraternità”. La Pasqua, aggiunge, “è la celebrazione di un ‘vuoto’ riempito da una Presenza, misteriosa ma reale: ‘Non è qui. È risorto!’ (Mt 28, 6)”. Dal sepolcro vuoto “possono rifiorire fraternità, attenzione, comunione e comunità. Il ‘vuoto’ che Maddalena si portava dentro, il mattino di Pasqua, mentre andava al sepolcro, fu colmato dal suono di quella voce inconfondibile che la chiamò: ‘Maria!’ (Gv 20, 16). Le reti desolatamente ‘vuote’ di Pietro, sulle rive del lago, si riempirono abbondantemente e inaspettatamente di ‘centocinquantatré grossi pesci’ (Gv 21, 11), dopo l’invito dello sconosciuto. Il cuore ‘vuoto’ dei due che erano diretti a Emmaus, allo spezzar del pane, si scaldò e riaccese la passione perduta”. Così “i nostri giorni pandemici, caratterizzati da un ‘vuoto’ opprimente, possono diventare pieni e abitati dalla gioia, se lasciamo che il Risorto entri con la sua discrezione, senza violare la nostra intimità, ma offrendo un bene prezioso che tutti cerchiamo: la gioia, la pace, la felicità”, conclude mons. Regattieri.

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