Pasqua: mons. Battaglia (Napoli), “il vento della resurrezione lavi i nostri volti spenti, le nostre parole stanche, i nostri pensieri vuoti, le nostre scelte opache”

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

“Il vento della Resurrezione non ci abbandona; basta fermarsi, chiudere gli occhi e farci avvolgere da esso con dentro al cuore il senso di abbandono misto alla gioia per l’arrivo della primavera”. Lo scrive l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia, nella lettera per la Pasqua.
“Il Signore ci mostra e ci fa comprendere, in ogni istante della nostra esistenza, attraverso la croce, il dolore in tutte le sue sfaccettature: vivo, mai arreso, sacrificato, spezzato, massacrato, infierito, deriso; ma, nella sua poliedricità, illuminato da una luce, la stessa che è in fondo al nostro buio: la speranza. Il dolore, dalla profonda oscurità si trasforma in bagliore accecante, le tenebre si rischiarano – sembra impossibile da credere – e il cielo è completamente sgombro di nubi, pulito, fresco: è la rinascita, la resurrezione, una ventata di azzurro che dà vita e che porta alla vita”, prosegue il presule.
Pasqua, osserva l’arcivescovo, “significa passaggio: dall’inverno alla primavera, dalla schiavitù alla liberazione, dalla morte alla vita, dal presente al futuro. È messaggio di speranza, di rinascita, di nuovi orizzonti e nuovi significati verso cui mettersi in viaggio, abbandonando ingiustizie e false certezze, accettando rischi e fatiche. La pietra sul sepolcro non avrebbe dovuto custodire solo il corpo di Gesù, ma anche e soprattutto il suo sogno, la sua utopia, la sua ostinata volontà di inseguire l’impossibile”. Allo stesso modo, “dal sepolcro non si è alzato solo il corpo di Gesù, ma anche il suo sogno. Per questo la Pasqua è festa di autentica liberazione. È la festa dei macigni rotolati via dall’imboccatura del cuore e dell’anima. Quella tomba vuota ci dice che il Risorto è fuori, lungo le strade. Non le strade che fuggono dalla vita, non quelle del disimpegno o della resa”.
E, poi, l’augurio: “Possa la nostra vita aprirsi alla luce e alla brezza leggera della resurrezione. E il vento della resurrezione lavi i nostri volti spenti, le nostre parole stanche, i nostri pensieri vuoti, le nostre scelte opache. E sia contagio di vita vera, anelito a stare sulla terra come sulla terra è stato lui, Gesù. Sia contagio di resurrezione. Vento che disperde le tenebre che ci soffocano e ci avviliscono, le stanchezze che ci portiamo dentro. E respiriamo vita nuova”.

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