Pasqua: mons. Spina (Ancona-Osimo), “con Cristo la vita si profuma di speranza, fiducia e generosità”

“In questo tempo così drammatico”, in cui, per l’emergenza sanitaria, “si avverte un malessere diffuso che avvolge tutto il pianeta” e, al tempo stesso, riemergono “le domande sul senso della vita e della morte, del dolore, dell’amore, della fede”, “celebriamo la Pasqua: il mistero della morte e della risurrezione di Cristo”. Lo scrive mons. Angelo Spina, arcivescovo di Anona-Osimo, nel suo messaggio pasquale, sottolineando che “Gesù sperimenta in sé tutte le possibilità di sofferenza dell’uomo. Assume quel posto perché nessuno possa dire di trovarsi oltre quella linea, è più avanti delle nostre sofferenze, delle nostre solitudini. È su quella croce che il Padre viene a dirci che ci ama. Non lo fa con le parole ma con la carne del Figlio suo. È così che ci dice che ci ama”. Ed è, afferma il presule, “dalla luce della croce che riprendiamo la nostra speranza, è da qui che riprendiamo il nostro cammino. È nell’amore del Figlio che troviamo la forza di ricominciare il viaggio, di accettare di lasciarci convertire, di rinascere dall’alto”. Dalla croce “Gesù abbraccia le nostre imperfezioni, trasforma le nostre fragilità. Noi non dobbiamo scoraggiarci quando vediamo i nostri limiti, i nostri peccati, le nostre debolezze: Dio è lì vicino, Gesù è in croce per guarirci. Questo è l’amore di Dio”. Poi l’invito: “Lasciamoci prendere dal Signore per mano, guardiamo il crocifisso e andiamo avanti perché Gesù trasforma il dolore in amore, l’odio in perdono, la vendetta in misericordia, mostrando una meta alta. È Lui l’amante della vita che vuole che tutte le vite siano salve e dona tutto se stesso in sacrificio per noi. La morte con tutta la sua potenza davanti a Lui si è dovuta arrendere perché Lui ha vinto la morte, è risorto, è vivo, è il vivente. In Lui le nostre sorgenti sono ritrovate, perché sorgenti del cielo. Possiamo nascere a una vita più alta e più grande, e guardare l’esistenza da una prospettiva nuova, da un pertugio aperto nel cielo, per vedere cosa è effimero e cosa invece è eterno”.
La Pasqua allora, conclude l’arcivescovo, “porta un profumo nuovo, non tanto quello di primavera, ma di una umanità nuova, risorta in Cristo. La vita allora si profuma di speranza, di fiducia, di generosità. Non possiamo dare in questo momento della nostra storia che questa buona notizia: Cristo ha vinto la morte. Si è ‘profumo’ di Cristo nella misura in cui si ha il coraggio di seguire la sua stessa sorte senza preoccuparsi di se stessi e delle proprie cose, ma prendendosi cura del prossimo e guardando alle cose del Regno”.

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