Pasqua: mons. Nosiglia (Torino e Susa), “c’è bisogno di mostrare concretamente la nostra differenza cristiana”

“La speranza pasquale fondata su Cristo risorto vince ogni limitatezza e titubanza e dona la certezza che ogni speranza è possibile e realizzabile, se parte da lui e vive in lui. Ma questo è un atto di fede che solo nell’incontro con Cristo può compiersi, oggi come duemila anni fa”. Lo ha scritto mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e amministratore apostolico di Susa, nella lettera pasquale “Siate miei testimoni” inviata alle diocesi.
“Gesù – ammonisce l’arcivescovo – non può essere riconosciuto solo come un grande uomo religioso e la sua Chiesa come una comunità di assistenza religiosa o sociale per i bisogni della gente. Cristo e la Chiesa sono molto più di questo”. “Gesù è il Risorto – prosegue Nosiglia – che vive nella sua Chiesa e questa è la testimone perenne della sua Pasqua, che è fonte di vita eterna per ogni uomo e forza propulsiva di cambiamento anche culturale e sociale. È questa centralità della fede in Gesù Cristo crocifisso e risorto che fonda la nostra vita di credenti e la nostra testimonianza nel mondo”. “Per questo – osserva – servono oggi uomini e donne, vescovi, preti e diaconi, così impregnati di Gesù Cristo e del suo Vangelo da narrare con la loro stessa esistenza che la vita cristiana è ‘buona’, alternativa al mondo, perché basata sulla gratuità del dono di se stessi, di amore che giunge a perdonare anche il nemico, di servizio ai più poveri e ultimi della società”. Secondo l’arcivescovo, oggi “c’è bisogno di mostrare concretamente la nostra differenza cristiana, vivendo una nuova umanità, un modo di vivere alternativo che testimoni chi è Dio attraverso Cristo che vive in noi”. “La fede cristiana – precisa Nosgilia – non è una serie di ‘no’, ma di ‘sì’, perché offre il ‘sì’ più pieno e definitivo alla vita dell’uomo e a un amore che vince anche la tristezza e tragicità della stessa morte. Di questa fede gioiosa, calda di vita e ricca di bene, siamo chiamati ad essere testimoni nella comunità e nel nostro mondo quotidiano”. “Nel trapasso culturale che stiamo vivendo, tumultuoso e magmatico, la nostra testimonianza di cristiani diviene ancora più decisiva e positiva e – l’auspicio dell’arcivescovo – può bucare l’animo di tanti, che altrimenti restano in una profonda situazione di tristezza, di noia, di indifferenza per la vita, di morte”. “Per chi è figlio di Dio, non dovrebbe trascorrere giorno senza che in qualche modo sia stato annunciato il suo amore per tutti gli uomini in Gesù Cristo. È una trama – l’impegno indicato da Nosiglia – che va tessuta quotidianamente. È la fitta e misteriosa trama entro cui si incontrano Dio che si rivela e l’uomo che lo va cercando per varie strade”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa