Processo in Vaticano: testimoni escludono gli abusi, prossima udienza il 27 aprile

È durata circa due ore e mezza la nona udienza del processo in Vaticano relativa a presunti abusi sessuali nel Preseminario San Pio X. Sono stati ascoltati come testimoni don Angelo Magistrelli, superiore dell’Opera Don Folci e attuale rettore del Preseminario San Pio X; don Enzo Pacelli, ex preside del Sant’Apollinare e don Lugi Portarulo, ex allievo e poi vicerettore del Preseminario. Secondo quanto riferisce il “pool” di giornalisti ammessi in aula, i testimoni hanno tutti escluso i presunti abusi. La figura emersa è ancora quella di Kamil Jarzembowski, l’allora seminarista polacco che nel processo non è vittima ma testimone. Per Magistrelli, dopo essere stato mandato via dal Preseminario, “aveva meditato una vendetta feroce, se l’era legata al dito, aveva promesso di vendicarsi in tutti i modi e purtroppo l’ha fatto”. Per Pacelli “era un po’ psicopatico, era sempre sulle sue, era chiuso, non era solare”. È soprattutto Magistrelli a dire che tutto si è scatenato proprio da questa delusione di Kamil per essere stato allontanato, dopo che era scappato a Treviso per andare dall’amico Andrea Garzola e dopo che, pur riammesso, non aveva rispettato “i dieci punti” concordati con il rettore, mons. Enrico Radice: “E da allora è successo il finimondo”, ha dichiarato Magistrelli, che si è detto anche “deluso” dal fatto che l’imputato Gabriele Martinelli avesse deciso di non denunciare, dopo le trasmissioni televisive del 2017: “Scrissi al Santo Padre, e lo fecero anche i genitori degli allievi del Preseminario, perché volevamo la verità”. “Noi eravamo pronti alla denuncia ma Martinelli disse che non voleva denunciare nessuno”, ha affermato Magistrelli: “Intuii che il vescovo (di Como, mons. Diego Coletti, ndr) gli aveva detto di non denunciare”. Dall’udienza, ha riferito il “pool”, è emersa anche la questione delle divisioni in quegli anni della équipe educativa – mons. Radice da una parte e don Marco Granoli e don Ambrogio Marinoni dall’altra -, a causa del progetto non realizzato perché il card. Angelo Comastri, allora arciprete della Basilica vaticana, si era detto contrario di accogliere nel Preseminario anche gli studenti universitari. Progetto spinto da due sacerdoti dell’Aquila. Dalla testimonianza di Portarulo (classe 1987), non è emersa invece nessuna notizia: ha dichiarato di non aver mai sentito notizie di presunti abusi sessuali. Alle domande al riguardo ha risposto: “Assolutamente no”. La prossima udienza è un programma il 27 aprile per sentire altri due testi: don Francesco Vicini, attuale vicerettore, allievo negli stessi anni di Martinelli, e il responsabile dei servizi della Basilica di San Pietro. Dopo loro restano da ascoltare, in udienze successive, altri dieci testimoni (più due che non erano previsti ma che il Tribunale vorrebbe convocare).

Nel dettaglio, Magistrelli – che prima che l’udienza iniziasse si è lamentato della presenza dei giornalisti –  ha confermato le due dichiarazioni rese al termine della “investigatio” previa disposta dal vescovo di Como, Diego Coletti, il 13 febbraio 2018, e al Promotore di Giustizia il 21 febbraio 2018. Magistrelli, che frequentava spesso il Preseminario, dove era in contatto diretto con i ragazzi, ha detto però di non essere mai venuto a conoscenza di abusi nel periodo 2006-2012, ma di aver appreso tali notizie solo successivamente e principalmente dai media: “Nessuno, nessuno, né vescovi, né sacerdoti, preseminaristi o donne di servizio hanno mai accennato a problemi sessuali”. Nel 2013 fu informato dall’allora rettore Enrico Radice dell’esistenza di una lettera anonima indirizzata al Papa in cui lo stesso Radice veniva accusato di pedofilia e don Gabriele Martinelli di atti omosessuali nei confronti di altri compagni coetanei. Radice era stato informato della lettera dal cardinale Angelo Comastri: “Don Enrico telefonò una sera molto angosciato, piangeva… Partimmo per Roma insieme ad altri membri dell’Opera Don Folci per dargli confronto. L’incontro avvenne nella casa Bonus Pastor. Radice ci disse che era stato contattato dalla Segreteria di Stato per verificare i contenuti della lettera. Lasciammo che fosse lui a gestire tutta la situazione”. Magistrelli ha dichiarato di non aver mai parlato direttamente con la Segreteria di Stato, pur avendo garantito “tutta la disponibilità” a collaborare. Nel luglio 2013 l’allora vescovo di Como Coletti, che aveva ricevuto anch’egli la lettera anonima in questione, aveva incaricato Magistrelli di redigere una relazione sulla missiva. In un primo momento l’attuale rettore aveva pensato che queste lettere – considerata anche la tempistica – fossero il frutto di una frattura interna al Preseminario provocata dal “gruppo dell’Aquila”, ovvero due sacerdoti aquilani entrati nel San Pio X, che caldeggiavano il progetto di un ampliamento dell’istituto a giovani universitari. Un progetto naufragato dopo che il cardinale Comastri aveva espresso la sua contrarietà.  Dopo quella riunione le piccole tensioni presenti nella équipe educativa del Preseminario sono diventati veri e propri “ostacoli”, anche perché il progetto di ampliamento dell’istituto era fortemente sostenuto dall’allora vicerettore don Ambrogio Marinoni e dal padre spirituale don Marco Granoli, morto lo scorso anno per Covid: “I contrasti sono stati così forti che il Consiglio dell’Opera Don Folci ha deciso di cambiare la direzione del Preseminario, e subentrò dopo un anno come rettore don Bruno Moneta”.

Magistrelli ha scoperto solo tempo dopo che a scrivere la lettera anonima al Papa era stato Alessandro Flamini Ottaviani, un ex alunno del Preseminario per un solo anno. Lo stesso Flamini lo aveva ammesso durante la sua testimonianza nel processo. Magistrelli ha detto di aver “sofferto tantissimo” per le trasmissioni tv sul caso del Preseminario nel 2017. Dopo quel clamore, ci fu una riunione interna con la Segreteria di Stato: presenti l’allora sostituto Giovanni Angelo Becciu, l’ex capo della Gendarmeria Domenico Giani, il comandante delle Guardie svizzere. “Ci chiesero cosa volevamo fare perché c’erano tutte le condizioni per procedere ad una causa civile per danni”. Fu Martinelli però a bloccare ogni denuncia: “Noi – ha detto Magistrelli – eravamo pronti a denunciare, ma don Gabriele disse: “Non ho fatto nulla, ma non me la sento di denunciare nessuno”.  L’attuale rettore del Preseminario si è poi soffermato a lungo su Kamil Jarzembowski, il giovane polacco espulso dall’istituto che al momento sarebbe l’unico testimone oculare degli abusi compiuti da Martinelli sulla presunta vittima, L.G., quest’ultimo ritratto in questi termini: “Era un ragazzo senza infamia e senza lode. Nel primo quadrimestre aveva sempre qualche insufficienza che poi recuperava nel secondo”. Don Luigi Portarulo, ex allievo del Preseminario e poi da sacerdote vicerettore del Preseminario, ha detto che Martinelli “aveva un carattere forte, era determinato, e che cercava di svolgere i servizi migliori nella liturgia che amava molto”. Su mons. Radice ha confermato che “era sempre presente, quando un ragazzo aveva un problema era sempre disponibile ad ascoltare, con la porta del suo studio sempre aperta”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Europa