Fratelli tutti: Santa Sede, domani evento on line su “Fraternità, multilateralismo e pace”

Un evento virtuale di alto livello sul tema “Fraternità, multilateralismo e pace”, per presentare l’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco alle Nazioni Unite. L’evento, organizzato per domani dalla Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in collaborazione con altre organizzazioni internazionali a Ginevra – tra cui la Missione dell’Ordine di Malta presso le Nazioni Unite a Ginevra, la Commissione internazionale cattolica per le migrazioni, il Forum delle organizzazioni non governative cattoliche, la Pontificia Università Lateranense e la Fondazione Caritas in Veritate – sarà disponibile in inglese sul canale YouTube della Missione permanente della Santa Sede  e in italiano sul canale della Pontificia Università Lateranense. La prima sessione, dedicata principalmente all’importanza del multilateralismo – si legge in un comunicato – vedrà la partecipazione del card. Pietro Parolin, accompagnato da alti dignitari dell’Onu, tra cui Tatiana Valovaya, direttore generale delle Nazioni Unite a Ginevra; Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati; Guy Ryder, direttore generale dell’Organizzazione internazionale del lavoro; Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma di Emergenze dell’Organizzazione mondiale per la salute, a nome di Tedros Adhanamom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione mondiale per la salute, e Peter Maurer, presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa. La seconda sessione, invece, analizzerà come il dialogo interreligioso possa contribuire a promuovere una cultura del dialogo, della pace e della giustizia sociale nell’ottica della fraternità umana. A orientare la discussione sarà un intervento del card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, cui seguiranno quelli di Ioan Sauca, Acting General Secretary del Consiglio mondiale delle Chiese, del principe El Hassan bin Talal, presidente del Royal Institute of Interfaith Studies di Giordania, e del rabbino argentino Abraham Skorka.

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