San Giuseppe: Taranto, niente processione e falò ma più messe e solidarietà

Niente processione, niente falò ma più celebrazioni eucaristiche e solidarietà. La diocesi di Taranto vive così la festa di san Giuseppe in zona rossa. Qualche passo in avanti, rispetto allo scorso anno, c’è stato. Stavolta i luoghi di culto sono aperti, dunque è possibile celebrare le Messe, anche se all’interno della chiesa della Città vecchia dedicata al santo, in via Garibaldi, non ci potranno essere più di 30 persone per ogni liturgia. La tradizione, che vuole i tarantini particolarmente devoti a san Giuseppe, è antichissima. Risale al 1600. La confraternita omonima venne istituita ufficialmente nel 1639. Sacro e profano, nella festa del santo, si intrecciano. “Ad esempio il 19 marzo è tradizione a Taranto mangiare la pasta riccia con le cozze, il sugo di seppie, le seppie fritte, le cozze fritte. In passato chi non poteva permettersi queste pietanze, si accontentava di pasta e ceci. E poi c’è la classica zeppola. In passato – prosegue Antonio Fornaro, cultore della tradizione popolare – c’era un grande falò, che si faceva di fronte alla parrocchia, proprio sul mare. Era il più imponente, mentre gli altri, più piccoli, si accendevano nei vicoli. Era il giorno in cui le vecchie imbarcazioni in legno dei pescatori tarantini venivano arse nel fuoco, come ringraziamento e augurio e per andare per mare se ne prendevano delle nuove. Sempre il 19 era usanza che i padri regalassero a tutti i figli la raganella in legno, strumento di musica popolare, che con il suo suono gracchiante, ricordava la troccola e i Riti della Settimana Santa che stavano per compiersi. L’arcivescovo apriva le porte dell’episcopio agli indigenti, offrendo loro il pranzo della festa e le donne, a casa, impastavano pagnotte a forma di S e di G”. Quella della panificazione è una tradizione presente anche in tanti paesi della provincia ionica. A San Marzano di san Giuseppe, paese consacrato al santo anche nel nome, in piazza, come rito comunitario, se ne producono tonnellate. Stavolta ciascuno lo ha prodotto a casa propria in piccole quantità, simboliche. È stato poi benedetto e questa mattina, il parroco dell’unica chiesa del paese, don Cosimo Rodia, insieme al responsabile delegato del comitato di festeggiamenti, Italo Caiazzo, lo ha consegnato, seguendo le misure anticontagio che impone la situazione, al direttore generale della Asl ionica, perché venga distribuito agli ammalati di Covid19 dei presìdi sanitari più vicini al paese: Moscati di Taranto, Giannuzzi di Manduria e san Marco di Grottaglie.

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