Regno Unito: Uber, stipendio minimo, vacanze pagate e pensione per 70mila autisti dopo una sentenza della Corte suprema

La piattaforma tecnologica Uber, che collega autisti con clienti, attraverso un’app per smartphone, ha deciso di garantire ai propri settantamila autisti uno stipendio minimo, vacanze pagate e la pensione. Si tratta di una svolta destinata ad avere un impatto su tutta la gig economy e migliorare le condizioni lavorative anche dei dipendenti di “Amazon”, “Deliveroo” e “JustEat”. I media britannici definiscono la scelta di Uber una vittoria di Davide contro Golia. Sono stati, infatti, due ex dipendenti della ditta americana, James Farrar e Yaseen Aslam, ad ottenere dalla Corte suprema britannica, un mese fa, che gli autisti di Uber vengano considerati lavoratori dipendenti anziché autonomi. “La nostra battaglia non è finita”, ha dichiarato alla Bbc James Farrar. Uber continua, infatti, a pagare i suoi dipendenti soltanto dal momento in cui accettano di andare a prendere un cliente mentre, per la Corte Suprema, “il corrispettivo deve scattare nell’istante in cui l’autista entra nell’app e si rende disponibile. È responsabilità di Uber la gestione della domanda e dell’offerta, nel caso non vi siano clienti o vi siano troppi autisti, non dei lavoratori”. Un portavoce di Uber ha confermato che il costo dei nuovi diritti dei suoi lavoratori non verrà scaricato sui clienti con prezzi più alti anche se questo è avvenuto in California dove vi è stata una sentenza analoga a quella di Londra. Azioni legali simili a quella britannica sono in corso, in questo momento, in diversi Paesi.

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