Caso Bose: Comunita monastica, nello Statuto “nessuna norma transitoria aggiuntiva con poteri a Enzo Bianchi come fondatore”

La Comunità monastica di Bose precisa che il proprio Statuto vigente, approvato nel Consiglio del 2 novembre 2016, presentato al vescovo di Biella mons. Gabriele Mana e da questi approvato in data 11 dicembre 2016 (Prot. n. 401/16/CV), è “composto di 32 articoli ed esteso su 12 facciate”, come precisato nel Decreto di approvazione del vescovo. Lo Statuto, si legge nella nota della Comunità, “non contiene alcuna norma transitoria aggiuntiva che conferirebbe poteri a Enzo Bianchi come fondatore”; inoltre, “in nessun articolo dello Statuto compaiono nomi propri di persone, né i termini ‘fondatore’ o ‘priore-emerito’”.
Tali dati sono “facilmente verificabili, oltre che nell’originale conservato negli archivi della Comunità, anche nelle copie depositate presso la cancelleria della Curia della Diocesi di Biella e presso il registro delle Persone giuridiche della Prefettura di Biella”.
Come ovvio, conclude la nota, “tale testo originale si ritrova integrale anche nel libretto a stampa Statuto e Consuetudini, Bose 2016, distribuito a tutti i membri della Comunità”: “Versioni differenti, con aggiunte indebite al capitolo VI Norme finali (artt. 31 e 32), fatte circolare nei media o da essi citate, sono pertanto da ritenersi contraffatte”.

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