Papa Francesco: alla Curia Romana, “mettere Cristo al centro, non questo partito o quell’altro”. “La complicità crea divisioni, fazioni e nemici”

Nella Chiesa, la comunione “non si esprime con maggioranze o minoranze, ma nasce essenzialmente dal rapporto con Cristo”. A ribadirlo è stato il Papa, che nel discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi ha lanciato un forte monito: “Non avremo mai uno stile evangelico nei nostri ambienti se non rimettendo Cristo al centro: non questo partito o quell’altro”. “Molti di noi lavorano insieme, ma ciò che fortifica la comunione è poter anche pregare insieme, ascoltare insieme la Parola, costruire rapporti che esulano dal semplice lavoro e rafforzano i legami di bene aiutandoci a vicenda”, le indicazioni per uno stile di vita improntato alla comunione: “Senza questo rischiamo di essere soltanto degli estranei che collaborano, dei concorrenti che cercando di posizionarsi meglio o, peggio ancora, lì dove si creano dei rapporti, essi sembrano prendere più la piega della complicità per interessi personali dimenticando la causa comune che ci tiene insieme”. “La complicità crea divisioni, crea fazioni, crea nemici”, ha spiegato Francesco: “la collaborazione esige la grandezza di accettare la propria parzialità e l’apertura al lavoro in gruppo, anche con quelli che non la pensano come noi. Nella complicità si sta insieme per ottenere un risultato esterno. Nella collaborazione si sta insieme perché si ha a cuore il bene dell’altro e, pertanto, di tutto il popolo di Dio che siamo chiamati a servire: non dimentichiamo il volto concreto delle persone, non dimentichiamo le nostre radici, il volto concreto di coloro che sono stati i nostri primi maestri nella fede. Paolo diceva a Timoteo: ‘ricorda tua mamma, tua nonna’”. La prospettiva della comunione implica, inoltre, “di riconoscere la diversità che ci abita come dono dello Spirito Santo”: “Ogni volta che ci allontaniamo da questa strada – il monito del Papa – e viviamo comunione e uniformità come sinonimi, indeboliamo e mettiamo a tacere la forza vivificante dello Spirito Santo in mezzo a noi. L’atteggiamento di servizio ci chiede, vorrei dire esige, la magnanimità e la generosità per riconoscere e vivere con gioia la ricchezza multiforme del popolo di Dio; e senza umiltà questo non è possibile”.

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