Papa Francesco: alla Curia Romana, “la rigidità è una perversione”, senza futuro “siamo ammalati e destinati e scomparire”

“La vitale memoria che abbiamo della tradizione, delle radici, non è culto del passato, ma gesto interiore attraverso il quale riportiamo al cuore costantemente ciò che ci ha preceduti, ciò che ha attraversato la nostra storia, ciò che ci ha condotti fin qui”. Lo ha spiegato il Papa, nel discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi, in cui ha stigmatizzato lo stile di vita del superbo, che “rinchiuso nel so piccolo mondo, non ha più passato né futuro” e ha elogiato invece lo stile di vita dell’umile, che “vive costantemente guidato da due verbi: ricordare e generare”. “Ricordare non è ripetere, ma fare tesoro, ravvivare e, con gratitudine, lasciare che la forza dello Spirito Santo faccia ardere il nostro cuore, come ai primi discepoli”, ha precisato Francesco: “Ma affinché il ricordare non diventi una prigione del passato, abbiamo bisogno di un altro verbo: generare. L’umile ha a cuore anche il futuro, non solo il passato, perché sa guardare avanti, sa guardare i germogli, con la memoria carica di gratitudine. L’umile genera, invita e spinge verso ciò che non si conosce. Invece il superbo ripete, si irrigidisce – la rigidità è una perversione – e si chiude nella sua ripetizione, si sente sicuro di ciò che conosce e teme il nuovo perché non può controllarlo, se ne sente destabilizzato perché ha perso la memoria”. L’umile, inoltre, “accetta di essere messo in discussione, si apre alla novità e lo fa perché si sente forte di ciò che lo precede, delle sue radici, della sua appartenenza. Il suo presente è abitato da un passato che lo apre al futuro con speranza”: a differenza del superbo, “sa che né i suoi meriti né le sue buone abitudini sono il principio e il fondamento della sua esistenza; perciò è capace di avere fiducia, il superbo non ne ha”. “Tutti noi siamo chiamati all’umiltà perché siamo chiamati a ricordare e a generare, siamo chiamati a ritrovare il rapporto giusto con le radici e con i germogli”, l’appello del Papa: “Senza di essi siamo ammalati, e destinati a scomparire. Gesù, che viene nel mondo attraverso la via dell’umiltà, ci apre una strada, ci indica un modo, ci mostra una meta”.

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